Messina, 28 dicembre 1908, lunedì, all’alba.
Tutto è pronto per festeggiare il capodanno del 1909, cui mancano ormai solo quattro giorni.
Alle ore 05.21 un boato.
Una forte scossa, che raggiunge il decimo grado della scala Mercalli, per ben trentun secondi fa tremare la terra, radendo al suolo centinaia di abitazioni (qui una via devastata: "foto Grita, Catania").
Come effetto del movimento terrestre, inoltre, al porto stesso le acque si aprono, lasciando che il mare si ritiri di oltre duecento metri.
In seguito, nello spazio di mezz’ora, quattro colossali ondate si abbattono sulla spianata di San Ranieri, sommergendo con le proprie acque ciò che ancora il terremoto non ha abbattuto.
I primi soccorsi vengono subito organizzati, ma risultano lentissimi ed improvvisati, anche per la difficoltà di far pervenire aiuti dalla penisola.
Insieme a Messina, infatti, il terremoto abbatte anche Reggio Calabria, rendendo estremamente ardui i collegamenti e le comunicazioni con Roma, ove della tragedia si viene a conoscenza tra mille difficoltà solo cinque ore più tardi.
Da tutte le parti del mondo scatta comunque una gara di solidarietà per i terremotati.
In primo luogo arrivano alcune unità della Real Marina le cui truppe si impeganono nel portare i primi soccorsi: tra i componenti degli equipaggi sono molissimi i liguri ed al fine di commemorare il loro impegno verrà coniata, a titolo commemorativo, una medaglia d'argento .
Il Re stesso andrà poi tra la popolazione, papa Pio X elargirà un milione, mentre da Montecarlo arriveranno gli incassi del casinò, da Berlino, donate da Guglielmo II, i primi ricoveri in legno e da Washington centomila dollari, chiesti dal presidente Roosvelt al Congresso degli Stati Uniti.
Il governo italiano stanzierà invece complessivamente quasi cento milioni, di cui sessantasette ricavati dall’inasprimento delle tasse e dall’aumento delle tariffe ferroviarie.
Il bilancio complessivo, comunque, sarà pesantissimo, con 86.926 morti, di cui sessantamila nella sola Messina.