informatizzazione di B. Durante

UN'IMMAGINE DI CASTELVITTORIO TRATTA DA "LA STAMPA" DI TORINO DEL 20-X-2001 ED ALLEGATA AD UN ARTICOLO DI DANIELA BORGHI.
GLI ABITANTI SI SON SEMPRE DEDICATI ALLA RACCOLTA DELLE "CASTAGNA", SI' CHE IL PAESE E' UNA DELLE "CAPITALI STORICHE" DELLA CIVILTA' LIGURE DEL CASTAGNO TUTTORA "CELEBRATA" IN AUTUNNO [PARIMENTI A QUANTO ACCADE IN ALTRE LOCALITA' PONENTINE E RICORDIAMO A MO' D'ESEMPIO VASIA E PANTASINA IN ALTA VALLE DEL PRINO] NELLA RICORRENTE E NOTA "FESTA DELLA CASTAGNA" IN OCCASIONE DELLA QUALE NELLA PIAZZA E NEI CARRUGI DEL BORGO VIENE DATA AI VISITATORI LA FACOLTA' DI GUSTARE VARIE SPECIALITA' ALIMENTARI, TUTTE RIGOROSMANTE A BASE DI CASTAGNE.
DELLE CALDARROSTE (IN DIALETTO LOCALE E STRANUE) COME DEL CASTAGNACCIO (ANCORA IN DIALETTO CHIAMATO U CASTAGNUN) SI SA UN PO' TUTTO MA E' ASSAI MENO NOTO CHE CON LA "FARINA DI CASTAGNA" SI CONFEZIONAVANO I MERIETI DURZI VALE A DIRE UNA SPECIE DI POLENTA CHE ERA SERVITA DOPO ESSER STATA IRRORATA DI BUON LATTE.
DA UN IMPASTO PIU' DURO DI TALE FARINA SI OTTENEVA QUINDI UNA SFOGLIA CON LA QUALE SI REALIZZAVANO I TACUI DURZI (LEGGI "MALTAGLIATI") E I TAGLIARIN DURZI (INTENDI = "TAGLIATELLE DOLCI") OLTRE AD UNA FOCACCETTA SCHIACCIATA DETTA IN VERNACOLO CRESCENZA.
UTILIZZANDO LE "CASTAGNE FRESCHE" OLTRE CHE LE "CALDARROSTE" SI PREPARAVANO, PREVIA BOLLITURA IN ACQUA SALATA, LE FERUGHE.
ALTRIMENTI SI PROCEDEVA ALL'ESSICCATURA E CONSERVAZIONE DEL FRUTTO CHE COSTITUIVA UNA BASE ALIMENTARE INDISCUTIBILE DELL'ALIMENTAZIONE DELL'ENTROTERRA LIGUSTICO: BASTI PER CIO' RAMMENTARE CHE UNA CIOTOLA DI CASTAGNE SECCHE BOLLITE MEDIAMENTE HA RAPPRESENTATO PER SECOLI IL PIATTO BASE DELLA POPOLAZIONE, VISTA LA SUA CAPACITA' DI OFFRIRE ALL'ORGANISMO UN APPORTO DI CALORIE ADEGUATO PER SOSTENERE IL DISPENDIO DI ENERGIE DETERMINATO DALLA FATICA DEI LAVORI AGRESTI.
IL FOLJLORE LOCALE CI RAMMENTA ALTRESI' L'IMPORTANZA ATTRIBUITA ALLE "CASTAGNE": NON A CASO INFATTI, PER LA RICORRENZA DELL'EPIFANIA, UNA "MANCIATA DI CASTAGNE, ASSIEME A QUALCHE FICO, COSTITUIVA IL DONO CHE PREVALENTEMENTE I BAMBINI TROVAVANO NELLA CALZA APPESA PRESSO IL FOCOLARE.
SECOLARI BOSCHI DI CASTAGNI HANNO SEGNATO LA VITA DI QUESTA COMUNITA': INTIERE FAMIGLIE VI LAVORAVANO PER TENERE PULITO IL TERRENO, PER DRENARE LE ACQUE, AVERE CURA DELLE PIANTE, SOSTITUIRE QUELLE AFFLITTE DA QUALCHE PATOLOGIA.
NEL PERIODO AUTUNNALE, QUI COME IN TANTE ALTRE ZONE D'ENTROTERRA NEL PONENTE LIGURE, SI ESTRINZECAVA L'IMPEGNO MAGGIORE NEL CAMPO DELLA CASTANICOLTURA.
GLI ESSICCATOI (IN DIALETTO CANIZI) ABBISOGNAVANO DELL'OPERA CONTINUA DEL FUOCO E COSI' PER I LAVORATORI ERA QUASI OBBLIGATORIO PRENDERE DIMORA IN UN LOCALE DETTO ANCORA IN VERNACOLO CARSENA CHE FINIVA PER COSTITUIRE TANTO IL RIPARO PER I LAVORANTI QUANTO L'AMBIENTE IDONEO ALL'ESSICCAZIONE.
DOPO CHE LE CASTAGNE ERANO STATE ESSICCATE DOVEVANO ESSERE PRIVATE DELLA BUCCIA E DI CONSEGUENZA VENIVANO MESSE IN UN SACCO E "BATTUTE" SOPRA UN CEPPO DI LEGNO: ERA SOLO A TAL PUNTO CHE RISULTAVANO PRONTE PER ESSSERE MACINATE.
IL MESE DI NOVEMBRE IMPEGNAVA QUASI DEL TUTTO NELLE OPERE DELLA CASTANICOLTURA I CONTADINI: A CASA SI FACEVA RITORNO, PER ATAVICA TRADIZIONE, IN OCCASIONE DELLA FESTIVITA' DI SANTA CATERINA, CHE CADE IL 25 DI NOVEMBRE, QUANDO SI RITORNAVA TUTTI QUANTI ALLA NORMALE VITA PAESANA E I BAMBINI, DAL XVII SECOLO IN PARTICOLARE, POTEVANO RIPRENDERE LE ATTIVITA' SCOLASTICHE GESTITE DALLE CONFRARIE O DALLA CHIESA STESSA