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L'IMMAGINE PROPONE UNA STAMPA ANTICA TEDESCA IN CUI SAREBBE EFFIGIATO IL POETA CIABATTINO HANS SACHS POI ETERNATO DA R. WAGNER IN UNA SUA CELEBRE OPERA (DA ARCHIVIO DEL MUSEO DELLA CANZONE DI VALLECROSIA)










Con l'affermazione del Cristianesimo si ebbe un crescente trionfo del canto sacro ma non è da credere che attarverso i secoli del tardo romano impero fin alla stessa prima età medievale la musica fosse volta a solo servizio della fede, quale espressione del misticismo dominante.
Verismilmente continuarono ad esser prodotti, come in epoca pagana, canti ispirati ai vari sentimenti: il problema storico consiste nel fatto che di essi ben poco è oggi noto.
Ii popolo can Le canzoni di fruizione popolana e profana si tramandavano di padre in figlio, e nessuno riteneva di fissarle con la notazione: pochissime sono giunte alla contemporaneità.
Le guerre, le invasioni dei barbari, la lenta formazione delle diverse lingue dal latino, l' opposizione moraleggiante della Chiesa condannarono all'oblio la storia della musica profana fino a tutto il secolo XI.
A partire dal secolo IX si era però andata sviluppando una mutata concezione della vita per il diffondersi della cavalleria. Tale istituzione si affermo soprattutto in Francia, in Germania, in Inghilterra, poco in Italia, dove i costumi s'ingentilirono col nascere dei Comuni.
Nel mondo cavalleresco, soprattutto in Francia, la musica profana trovo una fervida temperie.
Uomini di diversa estrazione sociale presero a cantare in melodie gesta e sentimenti dei cavalieri: parecchie di siffatte melodie son poi state tramandate da antichi codici.
Gli autori di quei canti sono detti trovatori se del Mezzogiorno, trovieri se del Nord della Francia,: si tratta di termini che traggono corigine da un'espressione che sostanzialmente rimanda all'esito qui italianizzato di trovare canti: in ciò infatti sostanzialmente risiedeva l'arte di questi artisti che accomunavano spesso le qualità dei musicisti con quelle dei poeti.
Sono rimasti alcuni nomi famosi come quelli di Jaufre Rudel, Rambaldo di Vaqueiras e Adamo de la Halle.
Per quanto concerne la tipologia delle loro composizioni si possono rammentare le canzoni amorose, quelle a contenuto morale e/o politico dette sirventesi, le canzoni di crociate, le tenzoni e i giochi (in francese jeux), le romanze, le pastorali e le canzoni di tela: queste ultime venivano mediamente dette in tal maniera perché erano composizioni narrative l'ultima delle quali. appunto la "canzone di tela", aveva qual protagonista una filatrice.
Erano altresì diffuse ed apprezzate le canzoni da ballo vale a dire le composizioni prodotte al fine di esser cantate a fine di una danza.
Simili melodie erano tutte cantae da un solista, accompagnato da uno strumento: mediamente non le eseguivano i loro autori che spesso le affidavano a menestrelli che avevanoservizio.
In Italia si segnalarono come trovatori il mantovano Sordello (ricordato da Dante nel canto VI del Purgatorio), lo stesso re di Sicilia Federico II, Jacopo da Lentini, Pier della Vigna e altri ancora.
Fra i tedeschi giunserò a fama Walter von der Vogelweide, Tanahauser, ed ancora Osvaldo von Wolkenstein: dapprima i trovatori germanici erano detti Minnesinger cioè cantori d'amore,i n genere di nobile lignaggio, cui seguirono Meistersinger o "maestri cantori" con cui l'arte trovadorica patì invero una certa decadenza. E tra costoro, in genere accusati di una certa accademica pedanteria, spiccò in prestigio nel secolo XVI,
Hans Sachs, il "ciabattino di Norimberga".
Sul cadere del primo millennio d. C. prese a fiorire un nuovo genere di musica vocale che trasse la sua genesi dal canto gregoriano ma crebbe con successo ed energia fino a conseguire nel Cinquecento vertici di perfezione.
Pare che verso il IX secolo in alcuni monasteri transalpini si fosse intrapreso a far musica a più melodic sovrapposte: secondo taluni studiosi, siffatta usanza avrebbe già caratterizzato dal VII-VIII secolo la musica nelle chiese di Roma, mentre a parere d'altri i popoli del Nord (Danesi, Norvegesi e Inglesi) verso l'anno 1000 se non prima l'avrebbero conosciuta e praticata nei loro canti profani.
dati certi sulla genesi di questa espressione musicale datano comunque aolo al periodo immediatamente antecedente all' XI secolo: parimenti è assodato che soprattutto in Francia si contribuì al suo perfezionamento.
In effetti nell'antica Ellade qualche volta ad una melodia se ne univa un'altra diversa, che aveva scopo di ornare a titolo di semplice accompagnamento.
Il canto cristiano delle origini risultò invece rigidamente monoòdico e omòfono: se si vuol individuare nella pratica dell'era volgare la polifonia risulta doveroso compiere un salto in avanti nel tempo.
Con il termine di POLIFONIA si indica la musica a più melodie contemporanee : polifonia è termine tecnico che significa significa "più canti" procedenti insie me ed è equivalente semantico di contrappunto, parola che trae origine dal latino punctum contra punctum: in siffatta espressione il termine punctum deve esser interpretato quale "segno indicante un suono" ed infatti nella polifonia mentre una voce canta suono, una seconda ne esegue un altro di maniera che si finisce per avere un suono contro un su ono diverso vale a dire un punctum contrapposto ad altro punctum.
Originariamente la POLIFONIA risultò a due sole melodic, le parti o voci assumendo denominazione di nome organum: ad una delle voci toccava di eseguire un canto gregoriano mentre l'altra le contrapponeva una melodia diversa, ideata dal musicista.
La voce primiera era chiamata alla latina vox principalis o tenor (nel senso che "teneva" il canto gregoriano) mentre la seconda veniva detta vox organalis.
Agli inizi la melodia aggiunta risultava schematica ma in seguito s'arricchì e il numero delle parti gradualmente crebbe a a tre e quindi a quattro: una di esse continuava quasi sempre ad essere il tenor cioè una melodia gregoriana su cui il musicista componeva le altre.
Con l'evolversi delle qualità artistiche e tecniche dei compositori di tale musica detti POLIFONISTI, ad un suono del tenor finirono per corrispondere più suoni nelle altre voci, talvolta anche molti, sì che quelli del tenor possono essere assimilati a una serie di colonne distanziate fra loro, e le melodie sovrapposte a uno, due, tre festoni ornati che uniscono colonna a colonna.