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Nell'IMMAGINE sopra proposta di un'ANTOLOGIA OTTOCENTESCA DI CANTI POPOLARI CORALI ITALIANI (custodita presso il "Museo della Canzone di Vallecrosia") si può vedere un celebre TESTO di FELICE ROMANI, librettista, poeta, critico (Genova 1788-Moneglia, Genova, 1865) che, dapprima dedicatosi agli studi classici e laureatosi in legge e in lettere, fu inizialmente supplente all'università di Genova e quindi fece viaggi in Spagna, Grecia e Germania per rientrare poi in Italia, vevere a Milano e stringervi amicizia con Ugo Foscolo e Vincenzo Monti.
Dopo esser stato richiesto da Carlo Alberto, diresse dal 1834 al 1849 la "Gazzetta Ufficiale Piemontese" e contestualmente si diede all'attività di librettista anche per consiglio di Mayr, che gli commissionò primi lavori (La rosa rossa e la rosa bianca, Medea in Corinto).
Il successo non gli mancò e, vista la celebrità, gli venne proposta la carica di poeta cesareo alla corte di Vienna: egli rifiutò per onestà intellettuale la prestigiosa offerta non volendo diventare suddito austriaco e preferì legarsi alla Scala con un contralto di librettista, senza tuttavia venir meno alla collaborazione con vari periodici tra cui "L'Ape italiana", la "Vespa" e il "Piemonte" di C. L. Farini.
Una volta date li dimissioni dalla direzione della "Gazzetta" per dissidi interstini nel 1849 riprese il suo posto nel 1855, ritirandosi successivamente a Moneglia ove finì i suoi giorni. Nel 1844 aveva sposato Emila Branca, nel cui salotto solevano adunarsi i letterati e i musicisti più famosi dell'epoca.
Di fondamentale educazione classica, si dimostrò in mediamente contrario ai fermenti romantici, pur per esigenza di successo si ispiròanche a scrittori come Byron, e Hugo concorrendo ad inaugurare il gusto proprio dei librettisti posteriori quali Piave, Somma, e vi dicendo. Viene tuttora reputato il miglior poeta melodrammatico dopo Metastasio e prima di Boito: in particolare ne è apprezzata la fluida e armonica movenza della forma, molto adatta ad ariose melodie.
Scrisse grossomodo 100 libretti, adattati o rifatti, per molti celebri artisti tra cui Bellini (La Sonnambula, Norma, Il Pirata), Donizetti (L'elisir d'amore), Mercadante, Meyerbeer, Pacini, Ros (Il turco in Italia), e Verdi (Un giorno di regno). Editò pure un Dizionario d'ogni mitologia e antichità (in collaborazione con Pozzoli e Peracchi, 1809) liriche, novelle, saggi, inni, scritti d'occasione e celebrativi. Vedi
F. PORTINARI, Pari siamo: io la lingua, egli ha il pugnale. Storia del melodramma
ottocentesco attraverso i suoi libretti, Torino 1981.