MEGARA

Capitale di una piccola regione sull'istmo di Corinto. Ai tempi di Codro (m. nel 1068 a.C.) la regione divenne dorica e dipendente da Corinto fin a che, pur con la perdita della metà occidentale del territorio, se ne staccò e visse, come piccolo stato dorico fuori del Pelopponeso, una vita travagliata tra tanti nemici ionici ed attici legati ad Atene. Conobbe tuttavia un breve periodo di splendore fondando colonie nel Bosforo Tracio, nel Ponto Eusino (Eraclea e soprattutto BISANZIO) ed ancora nella Sicilia (Megara Iblea) ed in altri luoghi ancora. La politica e la particolare posizione della regione fece sì però che il territorio di Megara fosse percorso da eserciti nemici, con gravi danni e sì da illanguidire il popolo che divenne oggetto di battute fra i Greci che alludevano alla sua debolezza: battute del tipo: "Degni del grado dei Megaresi" (per indicare persone spregevoli).
MEGARA, ora un'insignificante omonima cittadina, stava in una pianura di 12 Km. coltivata a grano e ricca di olivi. Aveva due acropoli (Caria e Alcathus), splendidi edifici e notevoli fortificazioni. Il porto fortificato di Nisaea era collegato alla città dalle Mura Lunghe erette dagli Ateniesi dopo che Megara (461) passò dall'alleanza con Sparta a quella con gli Ateniesi che presero a presidiarla. Sull'isola di Minoia (collegata da un ponte alla terraferma) un castello completava il complicato sistema di fortificazioni. Nell'VIII anno della Guerra del Pelopponeso i Megaresi, cacciato il presidio ateniese, abbatterno le Mura Lunghe ma dopo 84 anni i Megaresi ricercarono l'alleanza ateniese sì che le mura furono riedificate da Focione ed ancora esistevano ai tempi del geografo imperiale Strabone mentre Pausania non le ricorda più.