informatizzazione a c. di B. Durante

Clessidra Egiziana Uno dei primi, se non il primo orologio della storia: è ricostruito sul modello di un originale egiziano ritrovato a Karnak e risalente al 1415-1380 a.C. Si tratta di un vaso di alabastro, di forma tronco-conica, che veniva riempito di acqua. Questa sfuggiva goccia a goccia (sempre alla stessa velocità) da un forellino sul fondo e il livello dell'acqua indicava l'ora in corrispondenza dei segni incisi sulle pareti interne.
Per approfondire leggi:
"La misurazione del tempo nell'antichità e nell'Alto Medioevo
L'uomo ha sempre mostrato il desiderio di poter misurare il tempo. Dapprima si limitò ad osservare l'alternarsi del giorno e della notte, dell'alba e del tramonto.
Si passò poi all'uso della clessidra ad acqua (vedi sopra) e dello gnomòne (dal greco gnómon = conoscitore), una specie di palo piantato in terra (già in uso sin da epoca antichissima presso gli Egiziani), la cui ombra andava rimpicciolendosi col salire del sole sull'orizzonte.
In seguito in Egitto e in altri territori orientali si ricorse ad una nuova specie di gnomone, questa volta graduato , il quale, dopo essere stato rivolto all'alba verso il sole, proiettava sull'asta graduata il massimo della sua ombra. Questa - a mano a mano che il sole saliva - diventava sempre più breve sino quasi ad annullarsi verso mezzogiorno, quando lo strumento veniva collocato in senso inverso. Nel corso del pomeriggio l'ombra, lasciata brevissima, riprendeva ad allungarsi. Tale apparecchio venne ben presto sostituito dalla cosiddetta meridiana a muro (da meridies = mezzogiorno), il cui gnomone (lo stilo di ferro su cui batte il sole e che proietta ombra) sfruttava la luce solare in senso verticale, anziché orizzontale.
Più complicato fu l'orologio ad acqua in uso presso i Greci, costituito da un piccolo tubo da cui cadevano delle gocce entro un recipiente: questo, riempiendosi, innalzava un galleggiante sul quale era una figurina che con un braccio teso indicava le ore su un quadrante. Quando l'acqua, dopo 12 ore, raggiungeva il colmo, il recipiente si vuotava da solo, automaticamente, in base al principio dei vasi comunicanti, attraverso un tubo. L'anello solare era a sua volta in uso a Roma durante l'impero ed era costituito da una piccola scatola, recante un forellino su un fianco : il raggio di sole, che esso lasciava passare, battendo su una tavoletta (spostatile secondo il mese), indicava l'ora in modo abbastanza preciso.
Appare, comunque, evidente che tutti i sistemi precitati non erano perfetti e su lunghi periodi di tempo il loro margine di errore poteva essere rilevante.
Quanto sopra può essere comunque sufficiente per avere un'idea sui diversi modi di calcolare il tempo nella antichità.
Ma come si procedette nell'età medioevale?
A parte l'impiego più o meno diffuso di quasi tutti i sistemi sopra descritti, in un primo momento venne sfruttata - specie di notte e nei conventi - la candela, unita ad un primitivo strumento misuratore oppure decorata all'esterno da una serie di segni caratteristici, raffiguranti animali, anelli, corone e altri oggetti simili, sistemati ad un'uguale distanza gli uni dagli altri secondo un calcolo preciso sulla base di un prescelto intervallo di tempo. Tale sistema era noto anche nell'antichità ed è talvolta ancora usato ai nostri giorni nelle vendite all'asta, nel corso delle quali si accende una piccola candela che dura circa un minuto: solo quando essa si è consumata, si procede all'assegnazione. Ecco perché si parla di «aste a candela vergine».
In speciali occasioni si ricorreva persino ad una specie di "orologio umano", composto da un coro di frati salmodianti per ore e ore sempre la stessa litania e sempre con la stessa cadenza, mentre uno di loro era preposto al compito di contare il numero dei salmi e di misurare così il tempo trascorso.
Molto diffusa fu anche la clessidra a sabbia, costituita da due fialette di vetro a diretto contatto fra loro mediante un piccolo foro attraverso il quale la sabbia poteva defluire da quella superiore in quella inferiore: strumento, questo, molto più preciso di quello ad acqua, ma meno economico e assai più difficile da costruire.
In un secondo momento l'uso di quattro clessidre a sabbia, ciascuna delle quali calcolata sul quarto d'ora, permise di avere un'abbastanza precisa indicazione del quarto, della mezzora, dei tre quarti e dell'ora: indicazione estremamente utile per fissare la durata dei discorsi nei tribunali e nelle chiese. Esistono infatti ancora oggi nei musei numerosi orologi a sabbia, che erano un tempo sistemati su un banco delle aule giudiziarie o sul pulpito delle più importanti chiese, proprio davanti agli occhi del giudice o del predicatore.
Naturalmente, per segnare periodi di tempo più lunghi di un'ora, o si rovesciava l'apparecchio perché ricominciasse il suo ciclo o si faceva ricorso ad orologi a sabbia con più di quattro fiale .
Più tardi, fra il X e l'XI secolo, l'acqua e la sabbia vennero sostituite da un peso, il cui sfruttamento dette origine ai primi orologi meccanici, di costo elevatissimo e quindi alla portata soltanto di re e di papi: fra i primi ricordati dalla storia è infatti quello del grande Saladino dotato di due contrappesi, destinati a fornire l'energia necessaria per muovere le numerose leve poste all'interno di un grande globo d'oro, ornato dal sole, dai pianeti e da grossi numeri indicatori delle ore.
Ma chi non aveva orologi?
Si arrangiava alla meglio o col sole o con il suono delle campane: consuetudine questa viva ancora oggi nelle campagne, ove si è soliti individuare il mezzogiorno o l'Ave Maria per mezzo dei rintocchi provenienti dal campanile della parrocchia.
Il trionfo del meccanismo a pesi si ebbe però solo nel XIV secolo con gli orologi a torre.
È , comunque tradizione che il primo venne eretto a Milano nel 1344 ad opera di un certo Giovanni Dondi, il cui nome era destinato a divenire famoso.
Due necessarie considerazioni = 1. La candela è rimasta nell'uso sino al XVIII secolo, nel corso del quale si diffuse anche il sistema delle palline metalliche incorporate nella parte esterna di essa ad intervalli regolari e destinate a cadere a mano a mano che la cera si consumava - 2. Va inoltre a precisato che l'uso della clessidra di vetro non ebbe a diffondersi prima dell'VIII secolo, cioè non prima che il monaco Liutprando di Chartres scoprisse l'arte di soffiare il vetro."
[dal sito informatico: http://www.parodos.it]

riproduzione e adattamento da documentazione culturale ad uso didattico