informatizz. a cura di B. Durante

[ARCHIVIO MUSEO DELLA CANZONE - VALLECROSIA (IM)]







Onde non cadere in luoghi comuni, occorre precisare che gli INTERPRETI ECCLESIASTICI (in questo caso libro VII, voce patria potestas, p.157, col. I, n. 27), prescindendo dalla fruizione di EVIRATI quali VOCI BIANCHE nelle CANTORIE in vece di DONNE SOPRANO, hanno sempre emesso giudizi riduttivi e comunque decettivi su CASTRATI, SPADONI, EUNUCHI pur facendo emergere una distinta classificazione. In merito al passo citato la loro figura risulta recuperata valutandone il diritto o meno di procedere all'ADOZIONE di altri.
Il testo, che commenta l'Instit. de adoptionibus, n.9, sancisce:"Da quanto scritto emerge che solo gli SPADONI hanno la facoltà di procedere ad un'adozione, cosa che al contrario non risulta consentita ai CASTRATI. E, proprio dalla continuazione di tale lettura, si evince la ragione di ciò, tenendo fermo che la denominazione di SPADONI è pertinentemente attribuita a quanti tramite coltelli o spade sono stati privati di testicoli o genitali mentre la definizione di CASTRATI spetta a tutti quelli che sono nati così malformati, risultando da sempre inetti alla generazione. La RAGIONE che coimplica tale differenziazione di trattamento a fronte della facoltà o meno di adottare, stante la citata distinzione innata fra SPADONI e CASTRATI, si intende soppesando i dettami della Glossa al summenzionato testo in forza della quale si precisa che senza dubbio è più formidabile e definitivo l'impedimento arrecato dalla natura rispetto a quello procurato da vari accidenti quali violenze o scelte particolari degli uomini...E' pur vero che, nell'accezione del parlar volgare, i termini CASTRATI, SPADONI ed EUNUCHI son tra loro SINONIMI. Ma a tal proposito è d'uopo avvertire che i Sacri Canoni espressamente vietano la VOLONTARIA CASTRAZIONE e conseguentemente dichiarano irregolari i Castrati...Il Pignatell. l. 7, consult. 66 e l' Ursaya, Inst. crim., lib 2, tit 5, a numer. 162 enumerano quindi le motivazioni per cui i Sacri Canoni detestano la CASTRAZIONE: I, In primo luogo perché la resezione dei pomi dell'amore avviene con gran pericolo di perdere la vita. II, Qual seconda motivazione per il fatto che alle persone sottoposte a tale menomazione o così nate finisce col difettare l'intelletto ed in sua vece subentrano piuttosto malignità e pusillanimità, indebolendosi parimenti la costituzione fisica, cosa che esperimentalmente si è potuta constatare in animali soggetti a castrazione.III, E quindi, quale ultimo e terzo luogo, occorre dire che la ricerca dei piaceri sessuali non scema affatto in questi individui ma semmai acquisisce impensabili energie atteso soprattutto il concorso delle donne che, frequentando lussuriosamente costoro, sanno ben d'evitare ogni pericolo di concepimento.







L' INTERPRETE ECCLESIASTICO (in questo caso libro VI, voce luxuria, col. II, nn.86-87) scrive: "Peccano in maniera mortale tutti quelli che redigono libri, canzoni o trattati di contenuto osceno, alla stessa stregua sono colpevoli coloro che compongono commedie turpi o effigiano dipinti che eccitano a lussuria e sensualità. Si rendono essi mortalmente peccatori atteso che, come essi sanno, diventano rovina spirituale per molti in forza delle loro opere e nello stesso tempo, cosa che debbono apprendere se non la sannjo, si eleggono a rovina dei moltissimi che se tentati, non possedendo animo fortissimo, possono cadere nel peccato. Di modo che tutti questi autori di opere blasfeme debbo ben esser messi al corrente che di fronte all'Eterno saranno imputati di tanti peccatimortali per tutte le persone della cui rovina si saranno resi colpevoli o variamente respondabili..."
Per quanto CORI e DANZE CORALI non manchino di pericoli, di per se stessi non sono cose malvage nè libidinose ma ragioni di collettiva letizia a patto che si tengano sempre nei luoghi opportuni e nelle circostanze non proibite, evitando contatti e gesti lascivi come qualsiasi altra venerea tentazione...
L' INTERPRETE ECCLESIASTICO (in questo caso libro VIII, voce processiones, p.1 col. I, n. 10) scrive: "Nella Festività del Corpo di Cristo non debbono cantarsi canzoni di argomento profano...".