L'epigrafe (v. C.I.L. V, 7809 e G.MENNELLA, "Un'epigrafe di Taggia da riabilitare: CIL V, 7809" in Atti della Società ligure di Storia Patria, XXIV, 1984) è da leggere: "Victoriae aeter/ni imvicti(!) Iovis/ optimi maximi/ M(arcus) V(alerius) Caminas/ castelli restitutor/ Autoycus".
Secondo De Pasquale si alluderebbe alla ristrutturazione di un "castelum aquae" cisterna di distribuzione dell'acquedotto i cui ruderi si vedevano ancora nell''800 e che doveva sfruttare una sorgente incanalata anche per finalità agricole come sarebbe poi divenuto usuale nel contesto della civiltà grangitica di matrice benedettina ed ancor più in quella susseguente laica e privata (vedi immagine): sull'epigrafe restano comunque irrisolti i significati di alcune parole e il termine "Autoycus" aggiunto da altra mano.
Nel 1636 si fecero poi nella zona altre scoperte, come registra ancora il De Pasquale, durante i lavori d'ampliamento dell'oratorio di S. Germano ed in particolare "grandiosi avanzi d'antichi edificii, con oggetti d'antichità, e grande numero di monete d'argento e di rame le più delle quali portavano l'impronta degli imperatori Claudio e Flavio Vespasiano": questi reperti furono custoditi nell'Oratorio sin alla distruzione della chiesa durante la II guerra mondiale e alla dispersione di tale materiale.