Stupisce abbastanza che l'Imperato nella sua vastissima opera non abbia parlato in maniera più ampia di quanto fece a proposito di contravveleni: atteso in particolare il fatto che egli visse in quella che fu detta l'epoca dei veleni e degli avvelenamenti su cui si sviluppò questa impressionante letteratura sospesa tra realtà e magia ed in cui venne addirittura elaborata la figura del "servo assaggiatore" che cioè gustava il cibo servito prima dei padroni per vedere se fosse stato avvelenato. In effetti l'Imperato preferendo dedicarsi alla realtà scientifica pare abbandonare speculazioni su tutto ciò in cui possano mescolarsi fantasia, anche diabolica, e realtà = comprese le innumerevoli discussioni sull'antidoto delle Triaca/Teriaca: nemmeno dilungandosi su quella che fu un mistero del passato ed una passione storica degli alchimisti e dei paracelsiani in particolare vale a dire il mitico Silfio della Cirenaica anche se più che un antidoto o cicatrizzante era verosimilmente una sorta di equivalente della "pillola del giorno dopo" o meglio ancora un "abortivo" usato nella romanità
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