Nella fotografia : "Biblia latina (cum postillis Nicolai de Lyra et expositionibus Guillielmi Britonis in omnes prologos S. Hieronymi et additionibus Pauli Burgensis replicisque Matthiae Doering;
Add: Nicolaus de Lyra, Contra perfidiam Judaeorum", Venice, Bonetus Locatellus for Octavianus Scotus,
8 August 1489; folio; inc. 12,14,16 = Nicolaus de Lyra fu esegeta e teologo francescano nato a Lyre, in Normandia, nel 1291 e morto a Parigi nel 1340.
Nome su edizioni: Nicolas Lyranus; Nicolas de Lira; Nicolao de Lira = l'immagine, di quella che localmente e gergalmente è detta "Bibbia Miniata", è già stata edita in B. Durante - A. Massara, "La Biblioteca Aprosiana - Ventimiglia / La Bibliothèque Aprosiana De Vintimille, Gribaudo (oggi Paravia), collana "Storia n. 22", 1994 ove però la data 1489 è stata scambiata con la data 1480"(foto da archivio Aprosiana).
[VEDI QUI L'ELENCO E LE IMMAGINI, CON ESPLICAZIONI A FONDO DI OGNI IMMAGINE, DEGLI INCUNABOLI DELLA BIBLIOTECA APROSIANA DI VENTIMIGLIA]
Col termine "incunabolo" in biblioteconomia si indica un libro stampato con caratteri mobili, alle origini dell'arte tipografica, prima del 1500. "Incunabolo" è voce dotta dal latino incunabula ( = fasce) da cunae = culla: il significato della parola in biblioteconomia venne introdotto da Cornelio von Beughen nel suo repertorio "Incunabula typographiae" del 1688. Primo "Incunabolo" fu notoriamente la Bibbia a 42 linee del 1455 di Gutenberg considerata il prototipo dei cambiamenti dell"'assetto del mondo tutto" (Bacone). Per lungo tempo però nelle biblioteche sarebbero coesistiti i codici della vecchia tradizione manoscritta e i libri stampati, ed anzi inizialmente negli incunaboli (come in questo dell'Aprosiana) si tendeva a riprodurre l'immagine del manoscritto nella scelta e miniatura delle iniziali, nelle preziose decorazioni e nella lunghezza dei margini, anche per non operare uno scarto traumatico dalla tradizione. Nonostante le spoliazioni, alla Biblioteca Aprosiana si può leggere tuttora il passaggio dalla biblioteca descritta da Umberto Eco ne Il nome della Rosa, di indubbia ascendenza medievale, a quella di "transizione" del Gutenberg (basta passare dalla visione della sezione manoscritti a quella "incunaboli") per poi scoprire la "biblioteca moderna", quella dei libri di sempre maggior tiratura propri delle grandi tipografie del XVI secolo (donde uscivano le splendide cinquecentine" raccolte da Aprosio a migliaia), delle botteghe tipografiche commerciali e preindustriali del 600 (da cui uscivano le "secentine") e quindi del '700 (che producevano bei libri, che chiudono il ciclo dei "Fondi storici", detti "settecentine").