STORIA DI TIRISH E DELLE TRE LETTERE Tirish Ben Amon, figlio di Arash, Mille spade unne s' alzarono verso il cielo, Tirish chiliarca greco guardò il sole, Argane aveva invasa la Pannonia, Tirish lesse una lettera giunta da Bisanzio Argane divorò il tempo, il principe degli Unni, Tirish riavvolse la lettera del Basileo bambino, Serapione, eunuco di corte, che nelle molli mani Argane, emulo di Attila, sognava porpore Tirish lesse la terza lettera e il Metropolita, Argane non ebbe mai dubbi nel cuore di ferro, Tirish Ben Amon, figlio di Arash, Argane sognava, Tirish non poteva più, Il dolore rende forti, le disillusioni disperati ma feroci come tigri! Argane chiuse gli occhi, ingannandosi ancora una volta e pensando Da sciocco ignorava che il chiliarca ormai senza sogni per le altrui debolezze, CLICCA QUI PER RITORNARE ALLA HOME PAGE TEMATICA DI "CULTURABAROCCA"
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Tirish il grande, il giusto, il sognatore.
mille voci ruggirono l'odio in un Dio,
ogni giorno portava mille spade,
ogni notte altre mille, e mille ancora.
lo vide sorgere e tramontare dieci volte:
pregava ogni giorno il Dio ignoto
e credeva nei suoi sogni antichi.
distrutto Farsalo e saccheggiata Durazzo,
bruciavano le belle isole dell'Egeo,
gli Unni già cantavano inni di vittoria.
e l'inchiostro, l'odore del papiro,
lo sguardo del messo, le borchie dorate,
cose dolci, lo portarono indietro verso sogni e ricordi.
il guerriero senza sconfitte sognò basiliche,
e marmi e donne pitturate, facili prede,
ed ori senza misura nei fori deserti.
socchiuse gli occhi e dimenticò i suoi sogni.
Vide il cielo di Pannonia come un sudario,
poi lesse la seconda lettera: segreta, per lui solo.
reggeva il cuore del Basileo, dimesso l'antico orgoglio,
pregava il chiliarca di salvare il Re, la Corte, i castrati:
non fece parola per la gente del porto, pei reietti.
e troni e donne bambine proclive su di lui
e splendenti cristalli di puro calice
e chiese devastate, con preti tremanti.
il Santo Padre di Bisanzio lo pregava, in Dio,
d'ogni bassezza per salvarlo, lui e i suoi preti:
nulla per la gente dei fondi, per i reietti.
da sempre era certo: ma viveva nell'inganno.
Un Dio debole da abbattere, un nemico rado,
senza gloria, con spade corte ed antiche.
chiliarca greco di Smirne, da un messo ignoto
vide infranti ricordi e sogni e Bisanzio,
come tutto, gli parve impura e biasimevole.
Argane si ingannava, Tirish non più;
Argane credeva che Tirish avrebbe perduto tutto per un Dio debole;
Argane ignorava che Tirish avrebbe combattuto per il suo dolore.
chiudendo gli occhi Tirish non pensò al mondo antico che moriva con lui,
ignorò nostalgie di lascivie, ignote o temute quanto un tempo cercate:
morì vincendo per i derelitti e per le cagne dei fondi, laggiù, al Bosforeion.
che il Dio mai temuto ma, ora geloso della sua grandezza, con arcane magie
resosi possente, solo contro di lui avesse salvata l'inerte Bisanzio:
e lo stesse ora sprofondando nell'inferno degli eroi più grandi e terribili.
del grande Eunuco come del Metropolita com' anche del Basileo
che, da altri suggerito, invocava per se stesso e sua madre unica protezione,
un sogno solo ed ultimo aveva salvato: morire per una ragione, una qualsiasi buona ragione!