cultura barocca
INFORMAT. BARTOLOMEO DURANTE

Anselmo d’Aosta (Aosta 1033 ca. - Canterbury 1109 ca.), filosofo, teologo, santo e dottore della Chiesa.
Abate del monastero di Bec, in Bretagna, Anselmo divenne celebre per la sua sapienza e la sua devozione, tanto che i monaci lo esortarono a trascrivere per loro le sue meditazioni, che costituirono i fondamenti dell’insegnamento da lui impartiti.
Così compose il "Monologion" (1077), in cui elaborò delle dimostrazioni a posteriori dell’esistenza di Dio.
Incoraggiato dall’accoglienza che venne riservata al libro, nel 1078 proseguì il suo progetto portando a termine il "Proslogion" (Discorso), in cui si trova la celebre dimostrazione a priori dell’esistenza di Dio, che nel XVIII secolo venne definita “prova ontologica”.
Nel 1093 Anselmo fu nominato arcivescovo di Canterbury in un’epoca di grande conflitto fra la Chiesa e la Corona inglese.
Nonostante questi contrasti, che gli costarono l’esilio, Anselmo non interruppe la speculazione teologica, scrivendo "Cur deus homo" (Perché Dio si è fatto uomo), uno studio sull’incarnazione e la crocifissione di Cristo come strumenti di redenzione dal peccato.
Quando ascese al trono Enrico I, Anselmo fece ritorno in Inghilterra, ma fu costretto nuovamente all’esilio a causa di nuove divergenze con il sovrano sulla questione delle investiture.
Solo pochi anni prima di morire Anselmo fu nuovamente a Canterbury.
Fu canonizzato nel 1163 e nominato dottore della Chiesa nel 1720.
Punto d’avvio della ricerca di Anselmo era la convinzione secondo cui la ragione può dimostrare con le sue forze le verità fondamentali della religione, come l’esistenza di Dio.
Così nel Monologion (Soliloquio) egli ricorreva all’“argomento dei gradi” (articolato a sua volta in tre prove): partendo dalla constatazione della gradualità di certe perfezioni presenti nelle cose sensibili (bontà, grandezza, essere), occorre risalire a Dio come al termine assoluto di ogni perfezione.
Nel "Proslogion" Anselmo seguì un’altra strada.
Egli asserì che anche chi dubita dell’esistenza di Dio dovrebbe avere un’idea di ciò di cui dubita; più precisamente, dovrebbe concepire Dio come un essere di cui non si può pensare nulla di più grande.
Ora, dal momento che l’esistenza nella realtà è maggiore dell’esistenza nel solo intelletto, chi nega l’esistenza di Dio cade in contraddizione poiché afferma che è possibile pensare qualcosa di più grande dell’essere di cui non si può pensare nulla di maggiore.
Per definizione, dunque, Dio esiste necessariamente.
Successivamente, nel "Liber apologeticus", Anselmo, rispondendo alle critiche rivoltegli dal monaco Gaunilone, chiarì come l’argomento ontologico non è che l’esplicazione della fede in forma logica e presuppone pertanto già la fede in Dio.
La critica fondamentale mossa all’argomento ontologico o a priori di Anselmo consiste nel sostenere che non è possibile dedurre l’esistenza di qualcosa dall’analisi della sua definizione.
Per primo il monaco Gaunilone, contemporaneo di Anselmo, si oppose a questo argomento, e così fecero in seguito anche i filosofi Tommaso d’Aquino e Immanuel Kant.
Cionondimeno, Cartesio, Baruch Spinoza, Gottfried Wilhelm Leibniz e altri filosofi successivi rielaborarono l’argomento ontologico di Anselmo.
["Anselmo d’Aosta," Microsoft Encarta® Enciclopedia Online 2008]