Nell'immagine si possono vedere, da sinistra a destra di chi osserva, l'ANELU GROSSU, l' ANELU DE MENTUN e l'ANELU SPEZIN: E. Mussa cita un ANELLO MINUTO del diametro di 35 mm. che non è riscontrabile tra i 19 esemplari della RACCOLTA DURANTE in cui pure si trovano ANELLI DI CALIBRO DA 48 MM. A 61 MM. ed a cui appertengono gli ANELLI proposti nell'immagine.
Enzo Bernardini (p.151) oltre ai TRE ANELLI DELL'IMMAGINE (parimenti citati da E. Mussa) nomina un ANELU VERGUN (detto anche VERGA o VERGHETTA) che sarebbe così nominato alludendosi alla FEDE MATRIMONIALE ed in effetti sarebbe un ANELLO PICCOLO del CALIBRO DI 45 MM.
Il calibro (uno solo introdotto dal 1584) aveva la funzione di dividere i LIMONI in DUE CATEGORIE: cioè i MERCANTILI o destinati al commercio (quelli che non passavano attraverso l'ANELLO ed erano di ottima qualità) e quelli MINUTI che, passando attraverso l'ANELLO o risultando difettosi, erano destinati alla SPREMITURA negli SCIACATORI per ricavare l'AGRO.
Più rigido il Bernardini e, con giustezza, più possibilistico E. Mussa affermano che il numero di ANELLI nel XIX secolo aumentò (sin al NUMERO DI QUATTRO o forse ancora più) per rispondere alle diverse esigenze per specie o tipo di raccolta.
Sono comunque interessanti le rilevazioni del Bernardini in merito alla valenza dei 4 ANELLI da lui menzionati.
L'ANELU GROSSU ("anello grosso") di 54 mm. corrispondeva a frutti di circa 100 grammi e quindi a 1000 frutti per un quintale.
L'ANELU DE MENTUN ("anello di Mentone") di 51 mm. corrispondeva a frutti di un peso medio di 80 grammi sì che un quintale ammontava pressapoco a 1250 limoni.
L'ANELU SPEZIN ("anello di La Spezia") di 48 mm. corrispondeva ad un frutto del peso medio di 55 grammi sì che occorrevano 1820 limoni per fare un quintale.
L'ANELU VERGUN di 45 mm. corrispondeva invece ad un frutto di 45 grammi circa di modo che ne occorrevano 2220 per fare un quintale.
Terminate le VALUTAZIONI FISCALI e l'OPERA DEI COLLETTORI i lavoranti radunavano in mucchi i limoni e poi le CUNTARRIXE ("Contarici") provvedevano al computo dei frutti prendendone DUE PER MANO (di conseguenza 4 IN TOTALE) e sospendendo i calcoli a 52 cioè in corrispondenza dei 200 FRUTTI COMPUTATI (con la tolleranza di 8).
Ogni MANO cioè ogni sequenza di computo veniva registrata su un legno apposito con una tacca di coltello.
A lavori ultimati il SENSALE riscuoteva dal MERCANTE quanto pattuito dal PRODUTTORE, tratteneva la sua PROVVIGIONE e la QUOTA PER IL COMUNE.
Intanto le DONNE portavano i FRUTTI nei MAGAZZENI DI CITTA': qui venivano posti in CESTI (CAVAGNI) fasciati in tela per non danneggiare il prodotto: terminata la confezione le CASSE DI LIMONI O ARANCE erano condotte dal GROSSISTA che le aveva comperate o venivano caricate sulle navi.
Il citato Bernardini rammenta anche il periodo terminale della storia della RACCOLTA DEI LIMONI quando a Sanremo fu istituita una Società dei proprietari di orti di limoni che vendeva all'asta al miglior offerente tutti i limoni prodotti sul territorio comunale, fissando il prezzo ogni 1000 frutti con similari caratteristiche. Per via di siffatta evoluzione era scomparsa la figura del COLLETTORE rimanendo la squadra operativa costituita dal RAPPRESENTANTE DEL PROPRIETARIO, dal SENSALE, dal SEGRETARIO e da DUE DONNE (sempre il Bernardini rammenta che in quest'ultimo periodo i PREZZI DEI LIMONI subirono notevoli oscillazioni, raggiungendo anche prezzi altissimi in funzione della annate di gelo.