In fitoterapia è possibile utilizzare la pianta medicinale secondo varie modalità estrattive, e questo in relazione al tipo di sostanze che vogliamo estrarre ed utilizzare ai fini curativi. Esistono tuttavia dei limiti oggettivi della tecnologia farmaceutica. Talvolta infatti non è possibile estrarre i principi attivi più utili oppure non è possibile mantenerli attivi nel tempo, ad esempio dentro ad una capsula per uso orale o in un gel per uso esterno.
Un esempio molto concreto ci è offerto dal SEDUM. Chiamata anche ERBA DELLA MADONNA, il Sedum è una pianta grassa alla quale la medicina popolare riconosce virtù emollienti, antiinfiammatorie, antidolorifiche e cicatrizzanti. Il suo nome botanico è Sedum telephium, ed appartiene alla famiglia delle Crassulaceae, e la pianta viene anche coltivata a scopo ornamentale.
Fu un monaco di Vallombrosa, Fulgenzo Vitman, docente anche di botanica farmaceutica, a descrivere per primo le proprietà curative della pianta. E nel 1770 infatti scriveva:
"ulcera detergit, ad cicatricem perducit, tumorem suppurationem promovet et dolores mitigat"
Quindi “deterge, favorisce la cicatrizzazione, rimuove la suppurazione e riduce il dolore”, ma ancora oggi, dopo oltre 300 anni, non è stata trovata una preparazione farmaceutica migliore della stessa foglia fresca applicata direttamente sulla lesione!
Le foglie della pianta fresca, private della cuticola della faccia inferiore, vengono poste sopra le piaghe o ulcere o comunque la sede dell'infiammazione, e questa ne favorisce la detersione, favorendone la cicatrizzazione in quanto stimola il processo di granulazione a partire dai bordi. Nei processi infettivi favorisce la flogosi suppurativa, richiamando tutti gli elementi della serie bianca, responsabili dei processi di difesa. Il ultimo, ma è certamente l'aspetto più importante per il paziente, calma il dolore. Responsabili di queste attività sono i polisaccaridi ed i polifenoli presenti nelle foglie.
Indicazioni
Le attuali indicazioni sono state definite in particolare dal dottor Sergio Balatri, l'autore moderno che ha riscoperto le virtù terapeutiche dell’Erba della Madonna, e che ha in assoluto la maggiore esperienza nel suo impiego nella pratica clinica ospedaliera. E sono rappresentate in particolare dalla piccola patologia chirurgica ambulatoriale:
· patereccio per· complicazioni di ferite, ustioni, difetti di cicatrizzazione
· cisti pilonidale, cisti sebacee suppurate, fistole sottocutanee
· osteiti di piccole ossa
· ulcere flebostatiche
· ipercheratosi plantare, calli
La pianta viene utilizzata soltanto fresca oppure congelata: tutte le altre preparazioni, dalle tinture iungueale, foruncoli, idroadenite ascellare, ascessi, mastiti
agli estratti di vario tipo, usati in creme, unguenti o lozioni, sono risultati totalmente inutili! E' pertanto una pianta da tenere in giardino, anche a scopo ornamentale, da usare al bisogno per la piccola patologia chirurgica accidentale domestica. La piantina può esser messa a dimora, anche esposta al sole, e le foglie devono essere raccolte nel periodo di giugno-luglio, staccate una a d una, lavate, asciugate e messe nel congelatore. Quando servono, dopo 5 minuti di esposizione a temperatura ambiente si asporta la pellicola della pagina inferiore e si applicano sulla zona interessata, ricoprendole con un cerotto adesivo. Le foglie devono essere rimosse e sostituite dopo un periodo di 12-24 ore.
[da un articolo estratto da kataweb - salute
http://www.kwsalute.kataweb.it/Notizia/0,1044,3668,00.html ]