Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

Sansone (sopra = "Sansone e Dalila" da Meister E. S., c. 1460) è un personaggio biblico, più precisamente un giudice, descritto nel libro dei Giudici ai capitoli: 13;14;15;16.
La sua storia occupa, nella Bibbia, quattro capitoli:
nel primo (13. Nascita miracolosa di Sansone) si narra del suo concepimento nella tribù di Dan, annunciato in sogno alla madre, sterile, con l'imposizione di farlo Nazireo, cioè di consacrarlo all'Eterno e di non tagliargli mai i capelli, e l'annuncio che «Egli comincerà a salvare Israele dall'oppressione dei Filistei». Al padre incredulo un angelo viene a confermare la promessa e a ribadire la richiesta.
Nel capitolo seguente (14. Le nozze di Sansone) si narra del suo innamoramento per una giovane dei Filistei, storici competitori di Israele per il possesso della terra di Canaan. È qui che compare il tema del leone: Sansone lo incontra durante una sosta del suo viaggio con i genitori per andare a richiedere la sposa, lo uccide a mani nude, e poi, nel viaggio di ritorno, trova che una colonia di api si è installata nella carcassa e si impadronisce del favo di miele, che divide con i genitori, ma senza raccontarne la provenienza. Il matrimonio con una straniera avviene presso il padre di lei e richiede che lo sposo porti dei doni. Sansone offre il pranzo, ma per offrire i doni propone un indovinello, in cambio della cui soluzione offrirà i doni promessi ai trenta compagni della sposa: se nessuno indovina, saranno i Filistei a dover fare gli stessi doni a lui. L'indovinello verte sul leone da lui ucciso ( Da colui che mangia è venuto fuori cibo. Dal forte è uscito qualcosa di dolce). Naturalmente nessuno degli ospiti conosce la storia, e l'enigma pare irrisolvibile. La questione è seria: i padroni di casa si vedono sul punto di unire al danno dei regali non ricevuti, la beffa di dover essere essi stessi a fornire i doni che si aspettavano. Incitano allora la fidanzata a sedurre Sansone per conoscere la soluzione, lei comincia l'assedio, lui dopo una settimana di piagnistei cede, i Filistei risolvono l'enigma e Sansone s'infuria: va in una località vicina, uccide trenta uomini e dà le loro vesti alla tribù della sposa. Paga in questo modo il proprio debito, ma lascia la sposa ai suoi - e se ne va sdegnato.
Il capitolo successivo (15. La vendetta di Sansone) continua a descrivere l'indole violenta dell'eroe (e la qualità violenta dei suoi tempi). Tornato dalla fidanzata Sansone scopre che il padre l'ha maritata ad un altro, dopo il precedente incontro, s'infuria, e distrugge i raccolti dell'intero villaggio. Quando i Filistei vengono a sapere che la causa del disastro è il matrimonio tradito, bruciano la donna e suo padre: per Sansone questa è un'altra occasione di vendetta, e compie una strage contro il villaggio filisteo. Poi va a ritirarsi in una grotta. Allora i Filistei cominciano ad attaccare i territori delle tribù di Israele, chiedendo la consegna di Sansone. Alla fine egli viene consegnato e portato via, ma si libera dai ceppi e fa una strage di Filistei usando come clava una mascella d'asino. L'Eterno fa sgorgare una fonte per placare la sete del suo eroe vittorioso, e Israele lo ha giudice per vent'anni.
L'ultimo capitolo della storia (16. Una beffa di Sansone) comincia, appunto, con la beffa di Sansone che va a trovare una prostituta a Gaza, in terra filistea, e poi di notte, nell'andarsene, scardina e porta in cima al monte Ebron le porte della città, beffando i cittadini che volevano tendergli un agguato all'alba. Ma il centro drammaturgico del capitolo è la passione e morte dell'eroe: si innamora di Dalila, e questa viene convinta con denaro a cercare di sottrargli il segreto della sua forza. Per un paio di volte lui le racconta bugie, ma alla fine cede, rivelandole che solo il taglio dei capelli può darlo in mano ai propri nemici: Dalila fece addormentare Sansone sulle sue ginocchia, poi chiamò un uomo a tagliargli le sette trecce . I Filistei lo fanno finalmente prigioniero, lo accecano e ne usano le residue forze per fargli girare una macina. In occasione di una grande festa - una sorta di Te Deum di ringraziamento per averlo catturato - lo espongono al ludibrio della folla e poi lo legano tra due colonne del tempio. Ma i capelli erano ricresciuti, e Sansone, imbracciate le colonne esclamando "Ch'io muoia insieme ai Filistei!", fa crollare l'edificio su tutti quelli che c'erano dentro, lui compreso: e furono più quelli che Sansone uccise morendo che quelli che aveva ucciso durante la vita .
Nel racconto dell'Antico Testamento Sansone è un tipico eroe nazionale, la cui energia e la stessa eccessività ne fanno passare in seconda linea i difetti (nulla si dice, ad esempio, della sua azione di governo, benché si dica che fu giudice in Israele per vent'anni).
Il cristianesimo ereditò dalla tradizione ebraica l'immagine di Sansone, che in area latina subì una sorta di sdoppiamento, sovrapponendosi per gli aspetti più "muscolari" a quella di Ercole (che aveva avuto i suoi problemi sia con i leoni che con le donne) e per quelli più spirituali (la consacrazione all'Eterno, il sacrificio finale) a quella del Cristo. Per questa ragione Sansone fu utilizzato nell'iconografia paleocristiana come simbolo di Cristo.
Per secoli la figura di Sansone rimase un archetipo della figura dell'eroe, a rappresentare l'oscillazione fra l'eccesso di testosterone (la passione per le donne, la perpetua tentazione dell'abuso della propria forza fisica) e l'effetto di annichilimento prodotto sull'eroe dal fascino femminile - annichilimento dal quale egli riesce a scuotersi soltanto a prezzo del sacrificio estremo di sè.
[da "Wikipedia, l'enciclopedia libera on line"]




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