Makeda (in arabo Bilqis) è la Regina di Saba citata nel primo libro dei Re e nel secondo libro delle Cronache della Bibbia, nel Corano e nella storia etiope. Saba era un antico regno che l'archeologia moderna situa in Etiopia o in Yemen. Nei testi biblici non viene mai nominata, il nome Makeda proviene dalla tradizione etiope e quello di Bilqis dalla tradizione araba (ma non dal Corano). È stata chiamata anche Nikaule o Nicaula.
Secondo la Bibbia, l'anonima regina della terra di Saba venne a conoscenza della grande saggezza del re d'Israele, Salomone, e si mise in viaggio verso la sua terra portando con sé come doni spezie, oro e pietre preziose (1 Re 10, 1-13; 2 Cronache 9, 1-12). La regina fu colpita dalla saggezza e dalla ricchezza di Salomone e pronunciò una preghiera al Dio di Salomone, che la ricambiò con molti doni e con "qualsiasi cosa desiderasse", fino a quando la regina non tornò nel suo regno. La regina regalò 4,5 tonnellate d'oro al re d'Israele.
La regina di Saba riappare in Matteo 12, 42 e in Luca 11, 31: Gesù afferma che lei e gli abitanti di Ninive il giorno del Giudizio Universale sorgeranno per condannare gli ebrei che lo hanno rifiutato, "perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone".
Nel Cantico dei Cantici si trovano alcune riferimenti che sono stati interpretati come prova dell'amore tra Salomone e la Regina di Saba. Infatti, in 1,5 la ragazza dice "Bruna sono ma bella".
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio enfatizza il suo amore per l'apprendimento. Le dà il nome di Nikaule, supponendo che ci sia una connessione con la regina Nitocri descritta da Erodoto.
Altre leggende ebree sostengono che il regalo che promette Salomone (qualsiasi cosa desideri) sia concretamente una relazione amorosa e grandi sforzi sono stati fatti studiando gli enigmi che la regina propone al re per testare la sua saggezza.
Neanche il Corano menziona il nome della Regina di Saba, malgrado alcune fonti arabe la chiamino Bilqis. La storia è simile a quella della Bibbia. Cambia il punto di partenza: è Salomone che viene a conoscenza del regno di Saba perché il suo popolo venera il Sole. Dopo aver minacciato una guerra, il re d'Israele riceve la regina di Saba che adotta la religione ebraica.
Le leggende islamiche riportano che il marito di Balqis era Yasir Yan'am e lei era la soprella di Shams, il Sole. Loro padre era al-Hadhad, che aveva salvato la madre, un genio.
Recentemente, alcuni studiosi arabi hanno ipotizzato che Saba non si trovi in Yemen, come sostengono alcune fonti, ma nel nord ovest dell'Arabia Saudita, in una colonia commerciale fondata dai regni arabi del sud. Gli scavi archeologici hanno confermato l'esistenza di queste colonie, che possedevano le stesse caratteristiche della madrepatria, ma ancora non è stato scoperto nulla su Bilqis.
La famiglia imperiale etiope sostiene di discendere direttamente dall'incontro amoroso tra il Re Salomone e la Regina di Saba, chiamata Makeda dalla tradizione africana. La storia epica etiope dei re, il Kebra Negast, contiene la storia di Makeda e dei suoi discendenti. Salomone avrebbe sedotto la regina e avrebbe anche avuto un figlio da lei, che sarebbe diventato re con il nome di Menelik I, primo imperatore d'Etiopia.
È stato provato che le antiche comunità etiopi erano formate da una popolazione semita, emigrata attraverso il Mar Rosso dall'Arabia meridionale, mescolatesi con i locali abitanti non semiti. Inoltre, l'antico regno etiope di Axum ha goveranato anche una parte dell'Arabia meridionale che comprendeva lo Yemen fino alla nascita dell'Islam nel VII secolo. Per di più, l'amarico e il tigrino, le due principali lingue dell'Etiopia, sono lingue semitiche.
Come prova della relazione tra Arabia ed Etiopia si hanno anche molti reperti archeologici e alcune iscrizioni nell'antico alfabeto della penisola arabica meridionale.
Giovanni Boccaccio, nell'opera De Mulieribus Claris, e Christine de Pisan, nell'opera Il Libro delle Città, proseguono con la tradizione avviata da Josephus chiamandola Nicaula.
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