cultura barocca
Informatizzazione a cura di B. Durante INCISIONE TRATTA DAL VOLUME PUBBLICATO DA DOMENICO FONTANA SULLE TECNOLOGIE USATE PER SPOSTARE L'OBELISCO VATICANO: RIPRODUZIONE DURANTE DAL VOLUME ORIGINALE

L'evento dello spostamento e innalzamento dell'obelisco fu così rilevante nel trasportarlo dal Circo di Nerone e Caligola uno dei tanti in Roma antica dove si tenevano le corse dei cavalli da indurre a riportare le parole del cronista Giovan Pietro Bellori (Roma, 15 gennaio 1613 – Roma, 19 febbraio 1696) Conosciuto anche come Gian Pietro Bellori o Giovan Pietro Bellori, fu uno dei biografi più importanti degli artisti del Barocco Italiano nel XVII secolo. Storico dell'arte viene considerato da molti come l'equivalente di epoca barocca di Giorgio Vasari). In merito a questa opera titanica il Bellori scrisse:
" Alla fama di tale spettacolo concorse popolo infinito, traendovi gran quantità di forestieri da tutte le parti d'Italia e fuori, onde, per ovviare i disordini della moltitudine, uscì un rigoroso editto che il giorno determinato a muovere la guglia niuno potesse entrare dentro i ripari dello steccato, salvo che gli operai, e che a chi avesse forzato i cancelli v'era pena la vita. Di più che niuno parlasse o sputasse o facesse strepito di sorta alcuna, sotto gravi pene; acciocchè non fossero impedite le ordinazioni dell'architetto. Entrò a tale effetto il Bargello con la famiglia nello steccato, e il boia vi piantò la forca sì che, per lo terrore della pena e per la novità dell'opera che teneva occupati gli occhi di ciascuno, fu usato silenzio grandissimo.
Dopo aver descritto il modo con cui venne abbassato e trascinato al suo nuovo posto il Bellori racconta ancora:
Trovaronsi ne' cancelli allo spuntar dell'alba cento quaranta cavalli ed ottocento uomini e coi segni della tromba e campana, cominciandosi a lavorare e dar le mosse ai quaranta argani, la punta della guglia si andava alzando con questo ordine, che quattro altri argani posti di dietro sempre spingevano il piede avanti; di modo che li canapi nel tirare su la punta, lavoravano a piombo, e non si tiravano dietro il peso, nè meno avevano a contrastare contro il piede di essa, anzi che quanto la punta si sollevava più da terra, altrettanto sminuiva il peso, correndo sul piede. Restò alfine la guglia in 52 mosse, al tramontar del sole, affatto dirizzata e sollevata con lo strascino, inceppata sopra il suo piedestallo, e subito se ne diede segno co' i mortaretti al Castello (Sant'Angelo) il quale sparò le artiglierie, ed il Fontana con grandissimo applauso fu accompagnato da gridi allegrissimi da tutti li circostanti e gli operai, presolo sulle spalle, attorno lo steccato, lo portarono in trionfo.
Anche in questo caso il trasporto del pesante obelisco avvenne con scorrimento su travi rotonde con funzione di cuscinetto a rotolamento.