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Nella Storia di Abbiategrasso: di A. Palestra si legge: "Circa un decennio dopo la costituzione del monastero di Santa Chiara (1487- 1490), due (o tre) monache benedettine provenienti da Gallarate fondarono un secondo monastero femminile, dietro l'antica chiesetta di San Martino, chiamato monastero di Santa Maria della Rosa. Ebbe dapprima una sede molto misera che probabilmente era formata da una parte del diroccato castello Meneghezzario; da principio anche le elemosine erano scarse per cui le monache vivevano stentatamente ed erano costrette a ricorrere al Duca di Milano (Ludovico il Moro) per restaurare il convento." Il Parodi, infatti, ricorda : "Nel marzo 1492 la superiora del monastero de Abia de Santa Maria de la Roxa dell'ordine di San Benedetto significa al duca che il monastero non aveva alcuna entrata, salvo le elemosine quotidiane insufficienti e che l'edificio da due parti era aperto con "tese de melegazi", si provvedesse quindi alla clausura e del muro, come d'altronde era informato messer Bartolomeo de Locarlo, castellano de Abbia. Riprende la "Storia di Abbiategrasso" di A. Palestra: "Presso il monastero vi erano due vecchie chiese (S.Martino, sorta attorno al Mille e S.Maria Vecchia nel secolo XII) e le monache chiesero al Duca di Milano di poter usare la chiesetta di San Martino che aveva accanto un Cimitero ed un Pasquario. Ma tale chiesa era di proprietà delle monache di S.Chiara che negarono il consenso. Più tardi ottennero di poter usare un coretto difeso da una grata posto sopra l'entrata di S.Maria Vecchia; là recitavano l'ufficio divino e potevano assistere alle sacre funzioni che si svolgevano nell'antica chiesa, sede di una Confraternita. "Solo dopo la visita del legato di S.Carlo, Leonetto Clavonio, avvenuta nel 1567, poterono fruire della Chiesa di San Martino del vicino convento delle Clarisse" ("Habiate,n.1-De Alessandri:"Il restauro di S.Maria Vecchia"). "Le Benedettine poterono nel secolo XII costruirsi un dignitoso convento". Fino a metà del secolo XVIII il convento fu una presenza significativa nella comunità abbiatense: ne erano la testimonianza i numerosi lasciti, anche di terreni, che poi passarono al Comune di Abbiategrasso nella seconda metà del 1700. La chiesa di San Martino, utilizzata dal convento di Santa Maria della Rosa, fu ampliata e divisa in due parti: chiesa interiore, per le monache, collegata al convento con ingresso autonomo sulla strada, divisa con un muro dalla chiesa esteriore per i fedeli, che vi accedevano dall'altro ingresso. Per quanto riguarda la Chiesa di Santa Maria Vecchia "La visita pastorale del 1703, compiuta dal Cardinale Archinto, è uno dei pochi documenti conservati che ci diano qualche informazione sull'edificio della chiesa (...)veniamo sapere che la chiesa era divisa in due parti, una riservata al pubblico l'altra alle monache, essendo la chiesa del convento di Santa Maria della Rosa. Al muro divisorio, nel quale si apriva una grata, si appoggiava l'altare (...) Si aprì un ingresso a est per i fedeli, sopprimendo l'abside. Della zona riservata alle monache si dice soltanto che era in comunicazione col chiostro e con il resto della chiesa e che era arredata solo con i banchi riservati alle monache. La difficoltà di reperire documenti e notizie riguardanti il monastero di Santa Maria della Rosa e l'annessa chiesa di S.Maria vecchia (e della chiesa di san Martino) è dovuta soprattutto alla politica di Giuseppe II (Abbiategrasso, già porzione di Milano, e la Lombardia, infatti, erano passati, all'epoca, sotto il dominio Austriaco) che negli anni immediatamente seguenti il 1780 portò alla soppressione di moltissime Confraternite e conventi. Ad Abbiategrasso il convento delle Clarisse fu trasformato in Ricovero degli Incurabili e quello delle Benedettine di Santa Maria della Rosa, ugualmente soppresso il 30 agosto 1784, fu venduto, tanto che già nel 1785 era trasformato in laboratorio per la fabbricazione di fazzoletti e stoffe per conto di Giuseppe Sanchioli, che ne era proprietario ancora nel 1805". "Il monastero e la chiesa furono trasformati in laboratorio, nonostante ci fosse stata una reazione contraria a questo provvedimento". ("Habiate", n. 2 maggio/agosto 1976, C.Mereghetti, Interventi di F.Croce su edifici Sacri preesistenti). Anche la Chiesa di San Martino (che sorgeva sull'area occupata attualmente dall'ex sede della CARIPLO) subisce le umiliazioni della politica voluta "dall'imperatore sagrestano" come veniva chiamato Giuseppe II per le sue continue ingerenze nelle cose del clero". ("Habiate n.7- M. Comincini, La Pia Casa degli incurabili, gennaio/aprile 1978). Così nel 1789 l'architetto Pollak è chiamato a progettare il riattamento dell'antichissima chiesa per ricavarvi una scuola. Dopo di che si realizzano delle varianti al progetto (per non toccare la proprietà Sanchioli) che prevedono l'abbattimento dell'abside semicircolare. "Non si tenne conto dell'instabilità degli antichissimi muri perimetrali, sicuramente anteriori al XII secolo, e costruiti soltanto con "pura, purissima terra argilla, di piccoli pezzi di pietra e sassi borlanti (sassi di fiume), e la scuola dopo poco anni crollò in buona parte. Preso atto che non c'era convenienza né alla riparazione né alla ristrutturazione, il cadente oratorio venne venduto al Sanchioli il 31 maggio 1800". (Op. Cit.)