informatizzazione a cura di B. Durante vedi ALTRA IMMAGINE

LA STRAORDINARIA STORIA DEL CANE COME COMPAGNO DELL'UOMO

Quando si fa cenno alla CACCIA COI RAPACI ADDOMESTICATI (e in particolare alla CACCIA COL FALCONE) e contestualmente alla CACCIA COI CANI (compresa la variante dei CANI DA COMBATTIMENTO) si pensa per istinto a regioni lontane se non straniere. In LIGURIA OCCIDENTALE invece questo tipo di attività venatoria era piuttosto praticato nel Medioevo a differenza di quanto avveniva ai tempi di Roma allorché siffatta attività esisteva ma era praticata in modo decisamente limitato come attesta Marziale (XIV, 217). Abbiamo invece delle testimonianze sulla CACCIA COI RAPACI nella stessa VENTIMIGLIA DEL XIII SECOLO [ma VOLUMI SULLA "FALCONERIA" si editavano ancora ai tempi di Angelico Aprosio] come ci attesta un interessante atto del notaio genovese GIOVANNI DI AMANDOLESIO laddove, in merito ad una controversia avvenuta nel territorio intemelio (doc. 179, 31 gennaio 1260), redasse un documento con cui un tal MATTEO ALVERNIA si impegnò "...a non comprare né allevare più sparvieri per i danni e le inimicizie che gli hanno procurato aggredendo animali domestici..." e si obbligò solennemente ad accettare "...di allevare solo i rapaci che gli sono rimasti e di non prestare ad alcuno il suo cane da caccia e da combattimento" (forse un molosso, ideale per la caccia a LUPO, ORSO e soprattutto CINGHIALE

L'IMMAGINE E' QUI RIPRESA DAL "TACCUINO DI VILLARD DE HONNECOURT" CONSERVATO A PARIGI NELLA BIBLIOTECA NAZIONALE