VEONEGI

Complesso prediale, tuttora insediamento agricolo, sito in altura rispetto al borgo di Isolabona e già parte del sistema viario antico del Nervia. Durante i ripascimenti del terreno si rinvennero tombe romane di modesta condizione (in genere del tipo a "cappuccina") con tracce di resti umani e di arredi funerari (databili del II sec. d. C.: v. B. DURANTE - A. EREMITA, Guida di Dolceacqua e della Val Nervia, Gribaudo, Cavallermaggiore, 1991, p.11, fotografia 2).
Ancora più significativo, a riguardo di una lunga visitazione umana nella romanità, è stato il ritrovamento di monete che coprono un vasto arco cronologico (I-IV sec. d.C.) e che provano come ancora ai tempi di Costantino il Grande (più numerosi fra tutti, nelle tombe e non, i rinvenimenti di "monete costantiniane") la zona abbia rappresentato un punto di riferimento per la via del Nervia e per varie attività agricole e pastorali. Alcune monete ("di via") son state rivenute casualmente, pei lavori agricoli, nel complesso prediale, altre invece entro le tombe ad inumazione, come "oboli" per "Caronte" il traghettatore degli Inferi.
Le sepolture son state quasi tutte rinvenute negli anni Trenta di questo secolo, durante i lavori di sterro per edificare i muri a secco, retaggio della tecnica medievale monastica della grangia, di un vigneto.
Secondo alcune testimonianze orali, ricavate per via di sondaggi da A. Eremita fra i vecchi del paese e in particolare i conoscitori del sito, si sarebbero trovate circa 40/50 tombe ad inumazione e ad incinerazione (molto materiale, purtroppo è andato quasi certamente disperso nei ricchi ma oscuri meandri dell'antiquariato: del resto -ma anche questa è testimonianza orale- sarebbero stati altresì rinvenuti i frammenti di una grande lapide, di un'epigrafe poi venduta parimenti nel contesto del mercato clandestino delle opere d'arte, come avvenuto per il quadro del S. Croce.