L'effetto scenografico, arrivando in CAMPO SANTO STEFANO dall'Accademia, da San Marco o da Rialto, è così evidente che spesso il campiello è utilizzato per spettacoli. In fondo al campo si erge la fiancata laterale della trecentesca CHIESA DI SANTO STEFANO, uno dei maggiori esempi di edilizia religiosa gotica a Venezia, fondata insieme all'attiguo
CONVENTO DEI FRATI EREMITANI DI SANT'AGOSTINO.
Tornando in Campo Santo Stefano e proseguendo in direzione di Rialto si giunge nell'ampio Campo Sant'Angelo; l'aspetto un po' irreale dell'area, dominata dalle facciate gotiche di Palazzo Duodo e di Palazzo Gritti che si fronteggiano, è accentuato dalla presenza, oltre il canale, del campanile pendente appartenente alla Chiesa di Santo Stefano. In questo spazio ci sorprende l'assenza di una chiesa, nè si può pensare che il piccolo oratorio della Santissima Annunziata che vi si trova potesse svolgerne le funzioni. Infatti una chiesa c'era, fondata pare nell'XI sec. per essere dedicata all'Arcangelo Michele, ma venne demolita nel 1837 nel quadro di una politica di sventramenti che tendeva a dare un nuovo assetto urbanistico alla città.
Se dal luminoso spazio del campo, arrivati all'edicola, si imbocca a sinistra la Calle degli Avvocati, e poi si volta a destra attraversando un piccolo canale, si arriva in Campo San Beneto. Si tratta di una piccola area appartata in cui risiede stabilmente una prolifica comunità di gatti randagi disturbata - ma forse neppure troppo - qualche mese all'anno dalle mostre di fotografia che spesso si tengono nel grande palazzo quattrocentesco che vi si affaccia, Palazzo Fortuny .
Il palazzo venne fatto costruire dalla famiglia dei Pesaro, che vi risiedette sino a che nel 1679 si trasferì nel nuovo, enorme e lussuosissimo palazzo che Baldassare Longhena aveva progettato per loro sul Canal Grande, a San Stae. Da quel momento il palazzo di San Beneto venne suddiviso in appartamenti d'affitto. Dal 1786 nella corte del palazzo prese a riunirsi una Società dedicata alla Musica e chiamata degli Orfei; vi si riunì anche la Società Apollinea, che promuoveva lo studio della musica e che si trasferì in seguito nelle sale del Teatro "La ".
La storia di Palazzo Pesaro degli Orfei (come è ancora nominato dalle guide) è però ormai indissolubilmente legata al nome del suo ultimo proprietario, lo spagnolo Mariano Fortuny, che vi si stabilì negli ultimi anni dell'Ottocento utilizzandolo non solo come abitazione ma anche come laboratorio per le sue molteplici, eclettiche attività. L'inquieta personalità di Mariano Fortuny, che si dedicò alla scenografia teatrale, alla pittura, alla fotografia, al collezionismo e alla produzione di raffinatissimi tessuti e di creazioni di moda, pervade ancora gli ambienti sontuosi del palazzo che nel 1956, alla morte della sua vedova, venne lasciato in donazione alla città per essere destinato ad iniziative di carattere artistico. Da Campo San Beneto, seguendo la Salizzada del Teatro e attraversata la trafficata Calle della Mandola per imboccare la Calle del Rio della Verona, si arriva in Campo San Fantin.
Quando nel 1789 una Società formata da alcuni nobili e ricchi borghesi veneziani decise di costruire un nuovo teatro nel centralissimo Campo San Fantin, in città il numero dei teatri era già cospicuo ma, nonostante questo, l'iniziativa venne generalmente approvata con calore in un ambiente, quale era quello veneziano, in cui la tradizione teatrale aveva profonde e vitalissime radici. Dopo l'approvazione del progetto di Giannantonio Selva, la costruzione fu rapidissima, tanto che il nuovo Teatro "La Fenice"