INFORMATIZZAZ. A C. DI B. DURANTE

L'alto costo del chinino e dei suoi derivati per ricavare l'unico farmaco utile per combattere l'estenuante febbre provocata dalla malaria indusse la ricerca farmaceutica del secolo XIX a cercare fonti alternative di medicamenti febbrifughi.
I risultati non tardarono a venire perché nel 1827 un chimico francese di nome Le Croix ricavò dalla corteccia di SALICE, pianta arbustiva o arborea del genere Salice della famiglia delle Salicacee, caratterizzata da fiori riuniti in amenti, frutti a capsula deiscente e foglie lineari.
La corteccia del salice contiene infatti un glucoside amaro di nome salicina dalle notevoli qualità antipiretiche.
Tale glucoside, se pur differisse dal chinino sia strutturalmente sia per l'assenza di proprietà antimalariche, aveva però la capacità di produrre un discreto effetto febbrifugo accompagnato da un'azione analgesica.
Qualche anno più tardi il palermitano Raffaele Piria otteneva per idrolisi della salicina una molecola che fece storia nella terapia antireumatica: l'acido salicilico.
La stessa molecola fu poi ritrovata nelle foglie di Spiraea ulmaria e per successiva acetilazione di questo composto si ottenne uno dei più celebri farmaci della materia medica: l'acido acetilsalicilico, farmaco che fu definito comunemente Aspirina proprio in onore alla sua pianta d'origine.
In realtà le proprietà medicamentose del SALICE erano ben note fin dai tempi degli antichi ed è per questo che gli studiosi dell'ottocento si ostinarono a voler cercare in esso un medicamento antireumatico; sia la corteccia che le foglie di salice venivano infatti utilizzate in antichità per curare gli artritici, i gottosi e coloro, si diceva, che cominciavano a "diventar gobbi": e di questo, fra tanti studiosi fra cui Plinio, fa fede, per esempio, la RICETTA XLI redatta dal medico romano imperiale SAMMONICO nel suo Liber medicinalis laddove la CORTECCIA DI SALICE viene consigliata quale un importante rimedio contro i dolori della GOTTA.
La CORTECCIA DEI GIOVANI RAMI DI SALICE (vedi sopra) contiene infatti il glucoside chiamato salicina che, sotto l'azione di un enzima di nome emulsina, si scinde, durante l'essiccamento della droga, in glucosio e saligenina, il vero principio attivo medicamentoso della pianta.
Nell'organismo avviene poi la scissione dei glucosidi per dare origine ad una serie di derivati salicilici quali l'aldeide salicilica, l'acido salicilurico, il saligenolo o salicina e l'acido salicilico stesso.
E' ovvio che questi principi attivi manifestino nell'organismo una spiccata azione antipiretica, antinfiammatoria ed antidolorifica, caratteristica peculiare dei derivati salicilici tra i quali appunto l'aspirina.
E' da tenere presente inoltre che la droga ha anche un alto tenore di acido tannico per cui può essere adoperata come astringente nelle infezioni intestinali e come cicatrizzante nelle piaghe ed ulcere della pelle.
ESEMPLIFICAZIONI DI METODICHE CURATIVE CON CORTECCIA DI SALICE: COME ANTIREUMATICO: salice corteccia g 40 betulla foglie g 20 ononide radice g 20 bardana radice g 20 Un cucchiaio per tazza, bollire due minuti. 3 tazze al giorno dopo i pasti come coadiuvante nelle forme reumatiche.
COME FEBBRIFUGO E ANTIPIRETICO: salice corteccia g 40 china corteccia g 20 sambuco fiori g 20 piantaggine foglie g 10 ribes nero foglie g 10 Un cucchiaio per tazza, bollire un minuto. Una tazza al bisogno nelle forme influenzali accompagnate da febbre lieve.
GOCCE ANALGESICHE - SEDATIVE DI SALICE COMPOSTO: salice tintura 1:5 g 50 valeriana tintura F.U. g 30 meliloto tintura 1:5 g 10 tiglio tintura 1:5 g 10 30 gocce per dose come blando sedativo del dolore.