INFORMATIZZ. B. DURANTE

Un contributo per approfondire la conoscenza del medico classico GALENO deriva dal lavoro del dott. Cesare Augusto De Silvestri che "on line" (www.salvelocs.it) ha realizzato un interessante e scientifico sunto di una dissertazione dell' anno 1924 di Alberico Benedicenti ordinario di farmacologia sperimentale nella R. Università di Genova dal titolo Malati-Medici e Farmacisti, storia dei rimedi traverso i secoli e delle teorie che ne spiegano l'azione sull'organismo.
Nel lavoro vengono analizzati i molteplici aspetti dell'attività di GALENO, dalla VITA e quindi all'OPERA MEDICA soffermandosi acutamente sulla sua misconosciuta ma rilevante COMPETENZA FARMACOLOGICA comportante molteplici osservazioni che vanno dalla TEORIA DEI GRADI cui stava connessa la TEORIA DEI TEMPERAMENTI e quindi quella delle QUATTRO CATEGORIE DEI MEDICAMENTI e quindi delle DROGHE CALDE, FREDDE, UMIDE E SECCHE.



















"Galeno [annota ancora l'autore di questo saggio-sunto] nacque a Pergamo nel 133 d. Cristo; sulla data regna un po' di incertezza.
Divenne famoso a Roma sotto gli imperatori Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodoro, Pertinace, Didio Giuliano e Settimio Severo.
Morì quando l'impero era governato da Caracalla.
Secondo Suida visse 70 anni, secondo Laertio 87, secondo altri 98 e perfino 105 anni.
Il padre, Nicone, era uno studioso di matematica, astronomia e geometria.
Il nome Galeno, che in greco significa dolce e mite, gli fu dato con la speranza che non rassomigliasse alla madre, persona dal carattere iracondo.
A quindici anni insieme al padre si cimentò nello studio dei rudimenti della filosofia, che approfondì sotto la guida di Filopatro (filosofia storica), di Caio (filosofia platonica), di Aspasio (filosofia peripatetica), nella città di Atene studiò la filosofia platonica.
All'età di diciotto anni iniziò gli studi di medicina, a ventuno pubblicò i primi studi, a ventotto cominciò ad esercitare la professione; sei anni dopo si trasferì a Roma.

"La città eterna in quell'epoca [in cui vi si trasferì Galeno, ancora annota l'autore di questo saggio] era piena di medici greci, perché si riteneva che fosse il requisito principale per essere apprezzati nella professione.
I medici più famosi come i Cassi, Arunzi, Albunzi, Rubri erano pagati con onorari favolosi.
Plinio racconta che Lucio Sterminio pretese, come medico privato dei principi, non meno di 500.000 sesterzi l'anno.
Alcuni medici esercitavano privatamente la professione, altri erano pagati dallo Stato e curavano: i poveri, i gladiatori, i militari; altri erano archiatri (addetti alla cura dell'imperatore) uno di loro era Palatino.
Galeno fu archiatra degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero e del giovane Commodoro.
I medici, ai tempi di Galeno, visitavano i malati negli ambulatori (tabernae mediche), o si recavano a domicilio seguiti da un codazzo di allievi.
Vi erano anche speciali "case di salute", situate in luoghi incantevoli, dove i medici operavano e curavano gli infermi.
I rizotomi [dal gr. rhizotomos = "tagliatore di radici", nell'antica Grecia e in Roma imperiale, raccoglitore e venditore di radici ed erbe medicinali, anche scrittore che si occupava di piante officinali) conservavano nelle loro botteghe le erbe medicamentose che avevano raccolte o che provenivano da terre lontane [spesso sulla scia di interminabili viaggi il cui punto di riferimento era la grande stazione commerciale e portuale di OSTIA].
I farmacopoli (farmacisti di allora) preparavano le medicine con le droghe disponibili.
I progenitori degli attuali farmacisti erano noti perché sofisticavano i farmaci, e vendevano pozioni abortive e veleni a scopo di omicidio e suicidio; per colpire l'immaginazione dei clienti, ornavano le loro botteghe con strane piante e animali imbalsamati.
Spesso i medici di allora preparavano i medicinali, a tal proposito Plinio ci fa sapere che erano, in fatto di droghe, per la maggior parte ignorati, così da impiegare il minio invece del cinabro o che compravano dai droghieri le sostanze medicinali senza conoscerne le proprietà.
Galeno s'irritava contro questi medici ignorati che conoscevano le piante solo per le descrizioni lette sui libri; dichiarava che i medici che andavano alle cene e passavano il tempo a complimentare i ricchi ed i potenti erano più stimati e più ricchi di quelli seri e studiosi.
Galeno prima di arrivare a Roma aveva già effettuato numerosi viaggi studio; visitò la Palestina per osservare come si otteneva l'ipobalsamo e da dove si ricavava il bitume giudaico; si recò sull'isola di Lemno (isola greca di fronte allo stretto dei Dardanelli, conosciuta anche con il nome di Lesmo) per vedere come si preparava la famosa terra sigillata ed assicurarsi che venisse impastata con il sangue di becco; nell'isola di Cipro visitò le miniere e si procurò grandi quantità di minerali per studiarne le proprietà medicinali; per trovare la pietra gagante si recò nella Licia (antica regione dell'Asia minore sud-occidentale, che dopo la morte di Alessandro magno fu contesa da Siria ed Egitto).
A trenta anni, dopo tutti questi viaggi, fece ritorno nel suo paese natale, per poi trasferirsi definitivamente a Roma.
Galeno si occupò molto delle sofisticazione delle droghe, ed in special modo del pepe, cannella, zafferano, mirra e rapontico.
Le sofisticazioni delle droghe, visto il commercio assai fiorente, era un malcostume molto diffuso.
Molte delle droghe che provenivano dalle regioni più lontane erano spesso sofisticate; dalla Gallia era importato l'aconito, dalla Germania il rafano, dall'Egitto la mirra, l'aloe, il pepe, lo zenzero, il malabro, l'oppio e tante altre droghe.
Gli imperatori per contrastare la sofisticazione ne controllavano la produzione nell'isola di Creta.
"La maggior parte degli storici della medicina [annota ancora l'autore di questo saggio-sunto] hanno descritto l'impegno di Galeno come medico clinico, ma passò sotto silenzio la sua attività come FARMACOLOGO.
Galeno fu un grande anatomico e fisiologo, fu il primo a riconoscere l'importanza dalla fisiologia nella medicina pratica, il primo ad affermare che senza una esatta conoscenza delle funzioni normali del corpo era impossibile la cura delle malattie.
Egli sezionò cadaveri di scimmie e di maiali, fece esperimenti di vivisezione; provò le azioni della triaca sui condannati a morte, a cui faceva ingerire del veleno o li faceva mordere da serpenti velenosi, per poi somministrarla e quindi valutarne l'efficacia clinica.
Galeno conosceva molto bene le difficoltà che si incontravano nello studio dei farmaci, infatti nel suo libro sulla composizione dei medicamenti egli affermava che era molto facile fare affermazione errate in questo campo di studi, sia ignorando, sia giudicando imperfettamente quanto altri studiosi avevano scritto.
Si chiedeva se un medico che avesse sperimentato su sei o sette uomini un purgante, poteva affermare con certezza che la stessa cura avrebbe avuto effetti simili su tutti gli altri possibili pazienti (quanta modernità in queste parole).
Galeno si poneva queste domande: si conoscevano numerosi farmaci astringenti, ma la causa per cui lo erano perché non era sempre la stessa?
Se un tal frutto era astringente, se la scoria del rame era astringente, ma l'effetto in termini di efficacia non era uguale, da cosa dipendeva questo diverso modo di agire? Galeno per rispondere a questi interrogativi creò la teoria dei gradi.
LA TEORIA DEI GRADI
Al quel tempo [annota ancora l'autore di questo saggio-sunto] si pensava che ogni corpo fosse costituito da quattro elementi: caldo, freddo, secco e umido.
Ogni elemento primordiale aveva una struttura ben definita; le particelle solide erano cubiche, quelle liquide dodecaidriche, le gassose esagonali, le ignee piramidali.
Il cosmo si rappresentava nell'immagine di Giunone tenuta da Giove sospesa nell'aria mediante una catena.
Galeno accettava l'idea dei quattro elementi fondamentali, ma affermò che si era trascurato di osservare le diverse combinazioni di queste qualità e di stabilire i vari gradi di calidità, frigidità, secchezza e umidità, nonché le qualità secondarie: durezza, mollezza, friabilità, gravidità.
Egli affermava che in un corpo sia animale sia vegetale o in un organo un elemento dominava sempre sugli altri.
Gli elementi nel formare un composto non costituivano un semplice miscuglio inattivo, ma ne nasceva un conflitto che ne determinava il temperamento.
Un' analisi chimica, fatta con le moderne tecniche non potrà mai darci l'idea di ciò che fosse il temperamento per Galeno.
Agli occhi degli antichi le proprietà di ogni singolo componente non erano determinate dalla massa, peso, numero atomico, ma dall'energia che sprigionavano.
Le qualità fondamentali erano quattro, esse si opponevano due a due per cui una combinazione dove tutti gli elementi non erano rappresentati sarebbe stata senza nessuna proprietà.
Quando nessuna delle qualità fondamentali predominava sulle altre e il caldo, il freddo, l'umido e il secco si controbilanciano si era in presenza del "temperamento temperato", negli altri casi si parlava di "temperamenti intemperati".
La cute era considerata un organo caldo perché doveva percepire il caldo, il freddo, il secco e l'umido.
In altri organi invece predominava l'una o l'altra qualità.
L'osso era considerato freddo e secco in modo potesse agire come organo di sostegno, i legamenti erano invece umidi perché dovevano essere flessibili.
L'uomo fra gli esseri viventi era considerato il più temperato, il bambino era più umido del cane.
Il cane rispetto all'uomo era secco.
Poiché una delle quattro qualità fondamentali predominava sulle altre si avevano quattro temperamenti: caldo, freddo, umido e secco.
Nel temperamento caldo, il calore dominava sul freddo, mentre le due altre qualità rimanevano uguali.
Se due qualità predominavano si avevano quattro temperamenti composti cioè: caldo e umido, caldo e secco, freddo e umido, freddo e secco.
Le altre combinazioni: caldo e freddo, umido e secco, essendo opposte non potevano esistere.
Agli otto temperamenti descritti occorreva aggiungere il "temperamento ideale" (temperamento temprato), si avevano così nove temperamenti totali.
Vi erano anche infinite sfumature nei temperamenti composti, perché le quattro qualità fondamentali potevano trovarsi nei corpi in quattro gradi diversi.
L'azione del medicamento dipendeva , per Galeno, dalla sua composizione e dai vari gradi di temperamento delle sostanze che lo componevano.
Le quattro qualità fondamentali si suddividevano dunque in quattro gradi diversi: primo, secondo, terzo, quarto grado.
Se si fosse applicata della camomilla sul nostro corpo, si sarebbe provata una sensazione di calore senza nessun fastidio, calore di primo grado; mentre applicando semi di finocchio o anice si sarebbe avuta una spiacevole sensazione di calore, calore di secondo grado; se insieme alla sensazione di calore si fosse provato dolore si sarebbe percepito un calore di terzo grado; invece le sostanze che provocano il calore di quarto grado avrebbero avuto la capacità di sprigionare calore e grave alterazione della cute.
"Galeno divideva [annota ancora l'autore di questo saggio-sunto] i medicamenti semplici in quattro categorie: droghe calde, fredde, umide e secche.
Le droghe calde attenuavano, aprivano, detergevano.
La loro suddivisione in gradi era la seguente: primo grado (peonia, betonica, agrimonia, assenzio, scolopendra, veronica, eufrasia, camomilla, meliloto, lino...); secondo grado (genziana, serpentaria, melissa, menta, malva, rosmarino, scabiosa, valeriana...); terzo grado (aristolochia, ciclamino, finocchio, issopo, sassifraga, anice, pepe...); quarto grado (aglio, cipolla, ranuncolo, senape, euforbio, tapsia e così via.
Le droghe fredde inspessivano, restringevano, respingevano.
Le droghe fredde di primo grado raffreddavano leggermente (trifoglio, epatico, rosa); di secondo grado raffreddavano manifestamente (piantaggine, cicoria); di terzo grado raffreddavano fortemente (giusquiamo, mandragola, barba di Giove); di quarto grado producevano perdita di conoscenza (papavero, cicuta, oppio).
Poiché nell'organismo esistevano quattro umori, ciascuno con le proprie particolarità di fragilità, calidità, secchezza e umidità, dal momento ché dalle qualità di questi umori nascevano i quattro temperamenti fondamentali: sanguigno, biliare, atrabiliare e pituitoso ed infine dallo squilibrio ne insorgevano le malattie, ne derivava che tutta l'abilità terapeutica consisteva nell'adattare i gradi dei rimedi ai gradi della malattia.
Se la malattia era causata da un eccesso di calidità uguale a due si doveva somministrare un medicamento con grado di frigidità due, in questo caso si sarebbe avuto un grado di neutralizzazione perfetta.
Ma se ad un malato si somministrava un medicamento con un grado di frigidità eccessivo, si cadeva nell'eccesso opposto.
Un esempio chiaro era il seguente: se i piedi congelati venivano troppo rapidamente riscaldati, l'eccessivo calore vinceva il calore vitale ed i tessuti cadevano in necrosi.
Considerando in questo modo l'azione dei farmaci si poteva comprendere il perché della ricerca dei medicamenti per le varie gradazioni, in modo da essere utilizzati per i vari gradi delle malattie.
GALENO suddivideva PURGANTI e LASSATIVI in sei gruppi: di 6° grado, energici (antimonio, coloquintide, catapuzia, elaterio, esula, gomma-gutta, scammonea, elleboro; di 5° grado più blandi (agarico, ermodattilo, turbitho, rabarbaro, gratiola); di 4° grado (rosa, senna, manna); di 3° grado (cassia, tamarindo, cremor tartaro); di 2° grado (latte cotto, olio di mandorle); di 1° grado (pere cotte, erba mercuriale, tisana di rape).
L'esatta conoscenza dei gradi dei medicamenti divenne di grande importanza, da ciò nacquero le interminabili discussioni che si leggono nei vecchi libri per determinare se un medicamento era freddo o caldo, umido o secco e di quale grado esso fosse.
Le cose un po' alla volta si andarono complicando a tal punto che uno studioso del XIII secolo, Raimondo Lullo, descrisse in questo modo la situazione: la cognitione dei gradi dei medicamenti è tanto confusa, che non è al mondo scientia alcuna della quale si sappia meno.
Se le cose erano complicate per i medicamenti semplici, si immagini come lo erano per quelli complessi.
In un medicamento composto con i seguenti ingredienti: aloe, pepe lungo, rose secche, mastice, garofani, estratto di finocchio, e scammonea, il calcolo era talmente complicato che il farmacologo doveva avere anche le qualità di un bravo matematico.
Si cominciava a considerare la qualità dei singoli medicamenti e il loro grado cominciando dalla calidità, si dividevano i gradi in punti, che si accoppiavano quattro a quattro per ottenere infine i gradi! Semplice.
Nell'aloe si avevano due punti di calidità, dodici nel pepe, otto nel mastice, dodici nel garofano, quattro nei finocchi, sedici nella scammonea, per un totale di cinquantaquattro punti di calidità.
Lo stesso calcolo doveva essere eseguito per frigidità.
Nell'aloe si avevano quattro punti di frigidità, due nel pepe, due nelle rose, quattro nel mastice....per un totale di diciassette punti di frigidità.
La calidità risultante era di trentasette gradi dati dalla differenza dei cinquantaquattro di calidità con i diciannove di frigidità.
Si facevano calcoli simili anche per l'umidità e siccità, si dividevano infine i punti ottenuti per quattro e si avevano così i gradi del composto per le quattro qualità fondamentali.
Galeno non è stato mai del tutto chiaro di come stabiliva i vari gradi dei medicamenti; egli sperimentava, osservava e deduceva.
Galeno conduceva i suoi esperimenti sia con persone "idiote", dotate a parer suo di un grande pregio: non erano influenzabili, sia con i condannati a morte per valutare l'effetto dei medicamenti più tossici.
Mentre Galeno con le conoscenze di allora sperimentava e studiava i medici fino al XVII secolo si limitavano a discutere, a sottilizzare, a filosofeggiare oltre che sui libri anche nei capezzali dei malcapitati malati.
I medici avvolti nelle loro nere palandrane, col capo coperto da un cappuccio a punta, stile mago, si accapigliavano e si disputavano ferocemente i clienti.
La professione medica per secoli non è stata considerata scienza seria.
Il Gazzola, studioso veneziano del 1700, ne dava questa definizione: il galenista supponeva d'esser medico e non lo era, viveva ingannandosi nell'opinione di se medesimo, ardiva di medicare gli infermi e sovente volte, quando credeva visitarli migliorati incontravagli distesi in un caletto.
La medicina in quei secoli bui viveva di medici faciloni, che come falene accecate dallo splendore giravano intorno a quella gran luce che Galeno ancora emanava.
Voglio concludere con la straordinaria definizione che Galeno dava dei medicamenti: mentre l'alimento è tutto ciò che dal calore innato viene trasformato in sostanza simili a quelle del nostro organismo, così che questo viene nutrito ed aumentato, il medicamento è ciò che non viene trasformato od è trasformato in sostanza diversa, atta, secondo i casi, a curare od a nuocere.









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