"A Roma il primo del mese di gennaio gennaio si festeggiava la fondazione di due templi sull'Isola Tiberina [qui sopra in un'antica carta di Roma di Stefano Pèerac al centro dell'isola il tempio di Esculapio, a guisa di battello].
Uno dei templi era dedicato all' antico dio Vediovis, l' altro al greco Asklepion, romanizzato in Aesculapius.
Il culto di Esculapio/Asclepio era stato introdotto a Roma nel 291 a.C.
In quell'anno la città era flagellata da una terribile pestilenza e i decemviri, dopo aver consultato i Libri Sibillini, decretarono che l' introduzione del culto di Esculapio di Epitauro '- divinità medica - avrebbe fatto cessare l' epidemia.
Ai pontefici toccò il compito di decidere dove e quando insediare il culto del dio Greco.
poiche non fu possibile ricevere da Epidauro il simulacro della divinità gli ambasciatori tornarono in patria con l' effigie di un serpente sacro attributo di Esculapio.
Secondo la tradizione romana, la divinità straniera doveva esser associata a un culto preesistente; fu per questo motivo che si stabilì di costruire il tempio di Esculapio sull'isola Tiberina dove già sorgeva quello di Vediovis, e di festeggiare il nuovo dio nel medesimo giorno.
In età tardoantica, con la cristianizzazione dell'impero, il tempio decadde e rovinò.
Tuttavia, in molti continuavano a frequentarlo per chiedere al dio taumaturgo grazie e guarigioni.
Vi praticavano l'antico rito dell'INCUBATIO, già caro a Esculapio: era una sorta di pratica divinatoria durante la quale i fedeli dormivano all'interno o sulla soglia del tempio e, attraverso i sogni che la divinità inviava loro, ottenevano rivelazioni e consigli per guadagnare la guarigione.
In seguito molte leggende medievali, soprattutto Vite di santi, presero a rammentare il decaduto tempio di
Esculapio.
La Passio del protovescovo e martire di Ascoli Piceno, Emidio, afferma che il giovane, prima di giungere nella città marchigiana, fece sosta a Roma e provocò con un terremoto il crollo del tempio dell'Isola Tiberina.
Pur essendo riferita al 303, la Vita del santo fu redatta nell'XI secolo in ambienti monastici o vescovili marchigiani con il proposito di retrodatare l' antichità della chiesa locale; essa si basa su elementi del tutto fantastici.
Secondo un'altra leggenda le ossa dei santi Sabino ed Essuperanzio, martiri sotto Massimiano, sarebbero state rinvenute in fondo al pozzo di Esculapio.
Effettivamente nel tempio v'era - e v'è tutt'oggi - un pozzo sacro al dio, le cui acque erano considerate taumaturgiche; a parte la sua scarsa attendibilità storica, il racconto ha dunque il chiaro significato di rimuovere l'antica dedicazione pagana per sostituirla con una cristiana.
Un profondo mutamento nella storia culturale dell'Isola Tiberina si ebbe invece a cavallo tra i secoli X e XI quando l'imperatore Ottone III volle trasferire dalla cattedrale di Gniezno a Roma le reliquie di Adalberto di Praga - missionario e martire degli slavi pagani in una regione dell'attuale Polonia.
Ordinò, quindi, che fosse costruita sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa in onore di San Bartolomeo.
Perche la dedicazione a questo santo?
Probabilmente in virtù della fama di grande taumaturgo di cui l'apostolo godeva, al pari dell'antico dio greco.
In particolare, lo si invocava per favorire la guarigione delle convulsioni, dalle possessioni demoniache e dai disturbi del comportamento della personalità.
La tradizione si può far risalire alla Passio di Bartolomeo, nella quale prima del martirio egli guarisce una principessa armena che soffriva appunto di turbe psichiche o forse di epilessia.
L'antico pozzo sacro a Esculapio non venne distrutto ma fu inglobato nel nuovo edificio: pur adornato di un puteale su cui erano stati effigiati i simboli - nelle figure del Cristo, di San Bartolomeo, di Sant'Alberto di Praga e dello stesso Ottone III - dell'avvenuta sacralizzazione cristiana, esso sembrava poter garantire in qualche modo una continuità con il passato e con l'antica ritualità taumaturgica che la nuova fondazione veniva a ereditare.
Inoltre fu lasciato un piccolo bassorilievo del serpente di Esculapio che ancor oggi possiamo vedere sulla "prua" dell'isola.
Da Veliopis a Esculapio sino a San Bartolomeo: ossia dal mondo romano arcaico alla koinè greco-romana sino all'avvento del cristianesimo.
In fondo la tradizione medica dell'Isola Tiberina è rimasta - sia pure attraversando vicende e contesti storico-sacrali assai diversi gli uni dagli altri; e magari subendo anche un abbandono delle pratiche di culto che oggi è impossibile tanto affermare quanto negare - intatta per oltre un millennio; o forse per un tempo ancora superiore se consideriamo il fatto chè l'isola è oggi in larga parte occupata dalle strutture dell'Ospedale Fatebenefratelli" [Marina Montesano, L'Isola della Salute, in
"Medioevo" n.1, gennaio 1998
]