N. Lamboglia su un passo d'Ecateo di Mileto individuò fra le colonie greco-marsigliesi della costa ligure-provenzale la località "Ampelos", città della Liguria. La identificò col
CAPO DI BORDIGHERA
per la coincidenza del nome greco (AMPELOS = vite) con quello del Patrono locale che indicava la zona storica di Bordighera, cioè Capo S.Ampelio.
Le agiografie parlano di "Apélles" e la tradizione fa leva sulla trasformazione di "Apélles" in "Ampelius" senza che le tecniche storiografiche, [del passato (per es. S.Petronio e Sozomeno che menzionarono "AMPELIO DELLA TEBAIDE", di cui furono contemporanei senza attribuirgli viaggi in Liguria) come del presente (G. Penco - p.43 del I vol. della "Storia della Chiesa" ipotesi su sovrapposizioni cultuali "il caso Beleno/Ampelio", nota 6 di p. 43-44)]
GREGORIO PENCO, oggi in assoluto uno dei massimi studiosi della CRISTIANITA', scrive che alle origini del cristianesimo, per un diffuso tema di ROVESCIAMENTO CULTUALE, caratterizzato da sconsacrazione dei siti cultuali pagani (come sede di FORZE MALIGNE) e dal loro inserimento in un contesto religioso cristiano, "il culto di un Santo cristiano (come nel caso in alta val Nervia della chiesa intitolata all' ASSUNTA presso LAGO PIGO) CONTINUA, per omonimia o altre ragioni, quello di un personaggio pagano o si inserisce su una istituzione preesistente, come avvenne forse per S.Ampelio di Bordighera")] giustifichino un soggiorno eremitico dell'egiziano Ampelio.
Lamboglia per risolvere l'enigma sul nome di luogo, usato per indicare un'area importante di BORDIGHERA, ipotizzò che una greca "Ampelos", colonia del V-VI sec. a.C. sul "Capo", fosse sopravvissuta divenendo un "Vicus Ampelius" dopo la caduta dell'Impero per entrare fra i beni dei Benedettini di Montmajour cui i feudatari, verso il mille, cedevano terre da ripopolare e dopo le DEVASTAZIONI SARACENE del X secolo.
Lo studioso trovava però difficoltà a giustificare la persistenza di questa colonia greco-massaliota entro un'area angusta come quella del "Capo" e circondata da centri di Liguri Intemeli e Ingauni, spesso ostili ai Greci.
E' quasi certamente l'ipotesi del Penco, in merito alle problematiche su Ampelio, la più solida e valida: essa si basa -come già si è potuto intendere- sul principio della continuità civile-culturale, per cui un pò dovunque in Italia il culto di parecchi Santi ha finito per innestarsi su quello di divinità locali con analoghi caratteri o consonanze fonetiche (proprio l'omonimia di cui spesso parla lo studioso). Per es. sul pagano APOLLO, dai molti attributi, il Cristianesimo, più di una volta, ha strutturato culti specifici o per identità ("Apollo protettore dei viandanti" = "S.Cristoforo protettore dei pellegrini") o per omonimia, come nel nostro caso (dal dio locale BELENO ad "Apollo" ad "AMPELIO": (BELEN) BELENUS è voce identica ad APOLLON e peraltro con molte accezioni tipiche della RELIGIONE APOLLINEA, secondo l'adattamento ligure che contrappone le sonore alle sorde ed alle aspirate delle altre lingue mediterranee > vedi G. ALESSIO, Panorama di Toponomastica Italiano, Napoli, 1939, pp. 78-79: Belenus rimanderebbe poi a Belisesama superlativo tratto dalla radice indoeuropea *bhel = "splendere" e che si ritrova nel Sud-Ovest, Centro-Nord delle Alpi come
Belleme, Balesme, Blesmes, Belime, Blisme, Beleymas).
E' da evidenziare che l'area del "Capo" nell'antichità era sempre stata "guardata" con rispetto: si va affermando che tal sito fosse base di un culto per
"BELENO"
(il cui teonimo peraltro si è variamente innestato in area ligure-pedemontana, per esempio su vari toponimi dai monti Abeglio/Abellio alla stazione stradale romana di "Costa Beleni", senza trascurare l'evidente influenza sulla formazione di voci falliche, poi elette dall'etimologia popolare al limite profano di espressioni gergali e blasfeme),
dio ligure preromano della fertilità, venerato nei boschi sacri.
Non sembra affatto un caso che, nel territorio di Bordighera, come evidenziato da un mappale cittadino della "Guida del Toring Club Italiano" del 1924 si conservò per millenni il toponimo LUCO, dal latino "LUCUS", nel senso di BOSCO SACRO, a riguardo della REGIONE LUCO chiaramente in relazione, quasi ne fosse stato un prolungamento, del "grande bosco" (documentato in atti del '200) fra Vallebona e Borghetto S.Nicolò, a sua volta, da non escludere quale estensione del bosco che circondava la paleocristiana, ma con evidenti tracce di insediamento romano di una certa importanza, chiesa di S.Rocco (già S.Vincenzo) in Vallecrosia: un altro sito ove, non a caso, ancora una volta si riscontra tuttora il toponimo LUCO.
La frequenza di utili segnali e l'antichità dei reperti sul COMPLESSO CENOBITICO DI S. AMPELIO induce a formulare qualche nuova ipotesi, basata sulla condivisibilissima teoria, perfezionata più che elaborata dal Penco, della SOVRAPPOSIZIONE CULTUALE ATTRAVERSO I SECOLI IN AREE TRADIZIONALMENTE VOTATE DALLA TRADIZIONE LOCALE A "BASI DI RELIGIOSITA'": è molto probabile quindi che su un tempio celto-ligure di "Beleno" i Romani abbiano sovrapposto il loro "Apollo" e i che poi fedeli in Cristo vi abbiano eretto, sfruttando i ricchi relitti di romanità, la chiesa di un "Ampelius" dalle innegabili consonanze fonetiche: alle pp.25-26 di "Bordighera nella Storia", A. M. Ceriolo Verrando ha proposto la questione proponendo un BREVE PAPALE (scoperto nella chiesa di St.Michel-l'Observatoire nelle Basses-Alpes) per cui S.Martino avrebbe acquistato dal Convento di S.Ampelio una reliquia del Santo: la studiosa, pur riconoscendo gli anacronismi del BREVE (la pergamena, scritta in carolino, si data del X od XI sec. e dalla lettura proposta dal Lamboglia risulterebbe che un S.Martino vissuto nel IV sec. avrebbe acquistato dai monaci di Bordighera una reliquia d'un Santo del V secolo!) ha ammesso che la semplicità di questi espedienti è testimonianza sia dei periodi storici in cui già esisteva "in loco" il culto di questo o di quel Santo sia dell'importanza pubblica e religiosa attribuita ad venerazione. E' ancor più probabile che in questa caccia di reliquie e documenti risiedesse l'esigenza di motivare l'evoluzione del Cristianesimo nelle regioni pagane d'Occidente; spesso, sia per la semplicità degli scriventi sia per una confusione di fondo, si commisero errori grossolani nella sostanza più che riprovevoli nella forma.
Non è per esempio casuale che in Bordighera, località dal clima mite, abbia trovata collocazione (unico caso nell'Occidente europeo) il culto per l'egiziano AMPELIO"; la diffusione del Cristianesimo nella Liguria costiera e delle isole dipese peraltro dalla penetrazione (IV sec.) di correnti ascetiche egiziane, celebrate e cantate da S.Ambrogio e S.Girolamo e favorite dal soggiorno all' isola Gallinaria di Albenga di S.Martino di Tours, transfuga dalle persecuzioni ariane (360) e intento a esperienze eremitiche ed ascetiche.
L'isola divenne base del monachesimo egiziano e la sua influenza si estese, con l'arrivo di altri asceti seppur non di Ampelio , da Albenga alla Provenza (Priorato di Callian) ed alla Catalogna (Priorato di Riudebittles e del castello di Cabra); poco importa citare la crisi di questa esperienza ascetica connessa allo stanziamento in ANFRATTI e GROTTE di anonimi eremiti che "propagandarono" le gesta di personaggi della loro corrente spirituale (tra cui Ampelio) accendendo tra i fedeli, come altrove nel Ponente ligure, la passione spirituale con la proposta di nuove pratiche di fede che andavano a sovrapporsi su culti per divinità, illanguidite o morte nella coscienza collettiva, o magari innestate nel socio-religioso, perché ancora vitali, sotto nuovi parametri di religiosità.